Carissimo Segretario, è impossibile non volerti bene, almeno per me.
Te ne ho voluto quando hai detto “Prima di tutto l’Italia!”, ed era evidente che per Italia s’intendeva le banche, il mondo della finanza e degli affari.
Te ne ho voluto quando hai sostenuto il governo Monti “senza se e senza ma”, benché creda che perfino alle mogli e ai mariti… la fiducia vada accordata con tanti se e un’infinità di ma…
Ho continuato a volertene quando hai fatto cambiare lo statuto, pur di non ostacolare la scalata di chi si palesava già come un corpo estraneo alla sinistra.
Te ne ho voluto quando hai sostenuto “Prima di tutto la Ditta”, sebbene la Ditta avesse nel frattempo cambiato natura, programmi e progetti.
Continuo a volerti bene anche ora, mentre ti accingi a votare la fiducia, su un vergognoso provvedimento del governo.
Continuerò a volertene anche quando offrirai la schiena al coltello “amico”, malgrado dubiti che si possano sconfiggere gli accoltellatori, facendosi prendere a coltellate.
Se fosse possibile te ne vorrei perfino molto di più… se una volta, anche soltanto una volta, ti scappasse di dire “Prima di tutto i lavoratori!”.


