Il sosia di Moro

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Benedetta Piola Caselli

di Benedetta Piola Caselli – 14 maggio 2018

Discutiamo di nuovo da qualche giorno di Aldo Moro perchè “di fatto” vuoi o non vuoi, siamo i figli di quel tempo.

E, allora, riassumo: Ugo Mattei ha scritto una scemenza, ma non se l’e’ inventata lui (come pure reclama): il rapimento a Santa Chiara e’ una tesi che circola dagli anni ottanta. Solo che va contro ogni logica e contro ogni riscontro.
A voler essere proprio precisi, ha una coda che fa cosi’: l’uomo che somiglia a Moro in via Fani e’ un sosia, presumibilmente Gian Maria Volonte’.
Eh gia’, gia’.

Mattei pone tre quesiti principali:
1) Perche’ la scorta fu sterminata con un colpo di grazia? (implicazione: cosi’ non potevano riferire l’indicibile, e cioe’ la regia dei servizi).
2) Perche’ Moro usci’ dalla pioggia di fuoco senza un graffio? (implicazione: c’erano dei super mega killer capaci di una manovra militare difficilissima, mica sti quattro bestioni imbranati dei brigatisti).
3) Perche’ nelle lettere non accenna alla strage della scorta, cui pure era affezionato, anzi sembra implicare che non ne sappia niente?
(Implicazione: perche’ non l’ha vista, e infatti e’ stato rapito prima).

Quanto al punto 1: macche’ colpo di grazia (premeditato, almeno): Zizzi muore in ospedale.
Quanto ai punti 2 e 3: la risposta e’ sotto gli occhi di tutti: andate in via Fani, guardate quanto e’ larga la via, e rifate l’azione.
L’avreste fatta cosi come l’hanno fatta…i brigatisti?
O avreste cambiato qualcosa?

Se avreste cambiato una cosa razionale, e’ probabile che sia andata come dite voi. Non e’ che il memoriale sia Vangelo.

Mario Moretti (aridaje Mattei) non era una spia.
Se avesse lavorato per lo Stato, a prezzo di restare in galera per quaranta anni (quaranta!!) sarebbe il miglior amico che lo Stato possa desiderare; bisognerebbe intitolargli vie e piazze, altro che Garibaldi.
Davvero pensate che ci resti per paura? Paura de che, per uno che ha perso tutto – e che aveva messo in conto di perdere tutto gia’ quaranta anni fa?
L’unica paura a cui riesco a pensare, e’ qualcosa di cosi’ complesso e delicato che sfiora la tragedia umana. Se esiste. Se c’e’. Perche’ non e’ detto.

Basta con sta storia di Gallinari che dalla Standa arriva a piedi a via Montalcini, in pari con gli altri che arrivano in macchina.
Gallinari taglia per la Morandi, zompettando sul sentierino di terra.
Andate a vedere quanto ci vuole, fate la prova: c’e’ oggi come allora.

Moro, che ci piaccia o no, a Montalcini ci e’ arrivato; magari non subito, magari non per 55 giorni. Ma ci e’ arrivato: ce lo dice Raffaele Cutolo, che l’aveva trovato per caso e voleva qualcosetta in cambio (non la ebbe).

Indipendentemente dalle contraddizioni di brigatisti e memoriale, e della buona fede dei commentatori (complottisti compresi), io resto basita di fronte alla mancanza di visione complessiva di una storia cosi’ complessa, cosi’ dolorosa, per “un dramma da affrontare con logica ed umanita'” (cit.)
Perche’, se le Brigate Rosse hanno perso, pero’ lo Stato non ha vinto, visto che e’ rimasto intrappolato nelle sue contraddizioni inesplose.

Sarebbe stato un bel quarantennale se, invece di andare ancora a chiedere ai brigatisti se per caso ci fossimo dimenticati di qualcuno, se per caso ci volessero dire – ormai – che e’ stato Mandrake, se per caso, se per caso…
Sarebbe stato un bel quarantennale se avessimo aperto un conto con la nostra sciatteria istituzionale, invece che di rifugiarci nel pensiero rassicurante di un onnipotente servizio segreto.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

1 commento

algiso 14 Settembre 2021 - 10:13

Di certo c’è il fatto che via Fani è vuota alle 9 di mattina, mentre in un servizio RAI del giorno dopo, il 17 marzo, si vede bene come sia quella una via piuttosto trafficata e ingombra di auto. Il 16 marzo, invece, i posti auto sono stati sgomberati, per 50 e più metri intorno all’incrocio, e non certo dai brigatisti. “Mi scusi, sono un brigatista, potrebbe gentilmente spostare la macchina e recarla in via Madesimo, perché dobbiamo fare dei lavori per lo stato, non oggi, neanche domani, ma tra tre giorni circa ?” . Molti volevano testimoniare di tante strane manovre e spostamenti nei giorni che hanno preceduto l’agguato. Questi testimoni, tuttavia, diversamente dagli Intrevado e dai Marini sarebbero stati veri e scomodi; per cui non sono stati presi neppure in considerazione. Altri volevano testimoniare della 127, che fu spostata successivamente dalla strettoia (una strettoia, e non un cancelletto, come hanno sempre detto i deficienti dei brigatisti). Questo è quanto: le testimonianze che abbiamo sono soltanto quelle filtrate dalla q(…… )a . Le altre non esistono proprio. Bruno Insetto, parente dell’ape, il quale abitava proprio in quel punto di via Fani, potrebbe contribuire molto alla verità, ma si guarda bene dal farlo, perché alla pelle ci tiene. Così come tengono alla pelle i vari inquirenti, ispettori, magistrati e periti che hanno smarrito foto (magari proprio quelle dove si vedeva Moro … O magari quelle in cui Moro non si vedeva, per l’appunto), omesso testimonianze, scoraggiato dichiarazioni, manipolato verbali e interrogatori, scambiato numeri civici, confuso la balistica, trasformato sportelli posteriori in anteriori per confondere, insabbiare, coprire, depistare, far passare un colpo di stato per un episodio di cronaca nera. E’ impossibile che Moro non sapesse da chi era stato sequestrato, vivendo in un quartiere di spioni dei servizi, militari, funzionari degli apparati di tutti i livelli dello stato, da quelli più manifesti a quelli più occulti. Quello non è un quartiere come un altro, e questo non serve che lo dicano le commissioni, si sa e basta, a meno di non essere scemi. Le borse sono state messe dopo, e si sa. Moro è stato sequestrato prima, e anche questo si sa. La strage della scorta è servita per creare la copertura. Lasciare in vita Moro ha permesso di negoziare la maniera giusta per fottergli prima più documenti possibili, i più scottanti tra tutti quelli che aveva. Moro è stato prelevato grazie allo stato di pre-allerta, di cui lui stesso fu informato il giorno prima, e con il quale è stato possibile allontanarlo dalla scorta (operazione gestita dal cognome uguale a una città emiliana, nonché dal generale amen, grande eroe innominabile di una patria innominabile). Persino il motivo addotto per l’operazione è una bufala di copertura: Moro non è stato eliminato a causa del compromesso storico, ma per altri motivi ben più concreti. Moretti ? Un dipendente del sidse particolarmente maltrattatato. Pieczenik, un mentecatto servito anche lui da copertura. Riguardo all’omicidio: come ha fatto chiaramente capire un grande scrittore, ne l’affaire Moro, il presidente è stato ucciso da una donna, la quale oggi è una attrice di discreto successo (una vip del culturame, direbbe qualcuno). Ma il corpo umano è una struttura incredibilmente resiliente (a me piace ancora dire resistente), soprattutto quando non vuole morire (e lui, che era lì lì per esser liberato, lo voleva ancora meno), così che sono stati necessari altri 2 colpi di cal.9, spariti, occultati, manipolati e insabbiati in ogni modo possibile e immaginabile dalle perizie (tra l’altro, le interesserà sapere che si tratta della “cricca della sindone”, raima pallone, marinetti e altri). La disinformazione insabbiatrice prosegue ovviamente incessata e incessante ancora oggi, e possiamo ammirarla in opera grazie al borbottìo laborioso di un giornalista dal cognome tra inferni-e-paradisi che lavora in una emittente contrassegnata da una nota musicale seguita da un numero primo. Come se non bastasse un video noto e diffuso, egli intervista un generale dal cognome-di-un-corvide che dichiara di avere aperto il portellone delle R4 con un piede di porco, mentre è provato (c’è un video a provarlo) che fu aperto con forbici da lattoniere provenute dal carrofiamma giunto sul posto. Lo stesso farneticante giornalista intervista pure un cazzaro sedicente pompiere-di-quelli-di-via-Gradoli, che rimanipola ancora un’altra volta la storia del rubinetto, per dire che il covo non fu fatto trovare apposta. Invece il covo fu fatto trovare apposta, anzi creato apposta (perché i brigatisti non ci hanno mai messo piede) per mettere in correlazione via Fani, l’agguato, le targhe, le auto rubate (in realtà auto civetta con targhe jolly), i baffi finti, i caricatori, e quant’altro coi brigatisti, poiché NON C’E’ NESSUNA PROVA DELLA LORO PRESENZA IN VIA FANI, a parte le loro dichiarazioni. I brigatisti in realtà sono arrivati in via Fani un minuto dopo la strage della scorta, per sparare, oltre che agli sportelli dell’alfetta, anche per aria e nei bagni e nei giardini degli abitanti del posto. Hanno anche sparato addosso ai corpi privi di vita dei componenti della scorta, non avendo neppure il coraggio di farne completo scempio. Il discorso sul bar Olivetti, il tex willer, il pecos bill, il grande tiratore, i 100 e più bossoli … Tutta fuffa della disinformatja. Il “colpo di grazia” in questo caso è in realtà il primo e vero colpo inflitto ai poveri agenti. Sono stati uccisi con un colpo singolo, in particolare l’autista della 130 è stato ucciso da un cecchino, che stava sopra a un muro oltre l’incrocio, una struttura che non figura mai nelle foto della strage. La commissione Fruttoni ? Servita pure lei a insabbiare, secretare per altri 50 anni e più le questioni nevralgiche del caso (e ha scelto di far secretare alcuni passaggi della sua audizione persino la figlia dell’interessato, e ci sarà un motivo, che dici ?), far dire a Signorino (un attore prestato ai socialisti) ciò che doveva dire, e avanti così, tanto poi fanno goal, tanto gli itagliani ci hanno il calcio nel sangue. Come vedi, se Mattei non sa niente, tu non è che sai tanto di più di lui. Cordialmente

Rispondi

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.