ALLA CACCIA DELLA CREAZIONE

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

                         ALLA CACCIA DELLA CREAZIONE

La prima ricostruzione dell’incidente ferroviario di venerdì pomeriggio a Roma: si parla della locomotiva in coda al treno che ha avuto un ondeggiamento anomalo e poi ha sviato dai binari urtando il muro della galleria in una manciata di secondi. Le indagini e le perizie proseguono per risalire alla dinamica.

Fin qui i giornali.

E ci danno lo spunto per una riflessione.

Immedesimiamoci con gli investigatori e i magistrati: il nostro pensare e il bisogno di conoscenza trascorrono all’indietro, vale a dire in senso contrario al decorso temporale della coscienza normale e degli eventi. Osserviamo gli oggetti del mondo dei sensi, essi appaiono come di consueto uno accanto all’altro nello spazio. Cercando il nesso delle manifestazioni, vediamo il loro effetto operante nel tempo: il treno che entra nella galleria, la locomotiva che ondeggia, l’urto contro le pareti, tutto in sequenza. Questo è il secondo passo.

Quello successivo si dà quando prendiamo un avvenimento nello spazio e nel tempo e lo consideriamo quale effetto. Ne possiamo allora ricercare la causa. Questa, nel tempo, deve essere anteriore all’effetto. A sua volta la causa trovata potrà essere presa come effetto di una causa originaria in un tempo ancora precedente, e così via. Potremmo per esempio trovare un binario usurato che finalmente ha ceduto.

In simili ricerche, come è d’uso nei metodi scientifici, possiamo anche imbatterci in situazioni in cui il rapporto tra causa ed effetto può essere fatto risalire a un agente che cercheremo di individuare, dalla cui volontà sono fluite le manifestazioni. Un errore di manovra per esempio.

In questa sequenza a ritroso, che tutti noi compiamo spesso e senza badarci poi tanto, ci serviamo del concetto di uno accanto all’altro per la dimensione spaziale, dell’uno dopo l’altro per il tempo e dell’uno per mezzo dell’altro per la causalità. Ma il rapporto fra causa ed effetto esprime in forma limitata ed unilaterale ciò che diciamo causalità. Spesso e volentieri la causalità è connessa con motivi e stimoli propri, un agente. Ovvero, colui che agisce per mezzo di sé stesso. Sono i principi ordinatori che ci aprono il cammino nel mondo materiale quotidiano.

Dalla configurazione spaziale dell’incidente risaliamo attraverso la sequenza temporale a ritroso alla catena di cause e finalmente all’agente che ha dato inizio al fatto. Così procediamo col pensiero. È una straordinaria facoltà umana.

Quindi, siamo dotati di idee e concetti dai quali prendere le mosse per sviluppare la nostra conoscenza, e li sentiamo profondamente legati con il nostro essere, come creati da noi stessi. Certe filosofie li considerano come dati a priori, ma possiamo penetrarli un poco e vedere come essi scaturiscono dalla nostra evoluzione cosmica.

E che scopriamo? Ho accennato più volte all’astrattezza dei concetti che ci formiamo sulla realtà sensibile. Ma che sarà mai questa astrattezza, da dove nasce? Nasce dal fatto che per la nostra costituzione attuale le immagini del mondo esterno devono smorzare la loro vitalità per divenire coscienti. In tale indebolimento è da cercare il fatto che sta alla base della conoscenza astratta.

I concetti sono saggezza pensata, astratta, si distaccano dalla realtà. Oltre al rapporto che si dà nel sensibile, ce ne è un altro, che non entra nella nostra coscienza abituale ma esiste come vivente connessione super sensibile tra la sua anima e l’oggetto osservato. Ma ciò che di vivente esiste a causa di questa connessione viene smorzato e indebolito a concetto nella nostra organizzazione razionale. Quello che costituisce l’atto cognitivo è il reale che si è spento per essere presente come immagine nella nostra coscienza abituale in cui viviamo con la percezione dei sensi. Nella coscienza odierna, abbandonata dagli Dei, abbiamo solo a che fare col principio ordinatore dei concetti. Certamente riconosciamo i pensieri come qualcosa prodotto da noi, ma ciò è una illusione, che tuttavia ci fa sperimentare la nostra individualità comune. Le idee ordinatrici realmente pervengono a noi e muoiono in noi, e ne percepiamo solo la pallida immagine.

Quindi i pensieri si presentano soltanto come immagine riflessa. I pensieri non vivono, ma noi ci sentiamo vivi nei pensieri e a nostro agio nel mondo sensorio.

Comunque, abbiamo già un punto fermo da contemplare. Nella nostra vita passiamo dalla esperienza dello spazio a quella della sequenza nel tempo e via via risalendo passiamo alle cause e all’agente.

Proviamo ora ad invertire la sequenza e partendo dall’agente che interviene disponendo cause e producendo effetti raggiungiamo la materialità e l’ordinamento spaziale. Ci troviamo di fronte al processo di creazione.

Creare e vivere sono connessi come pensare e vivere. La creatività è nostro potenziale intrinseco e segnala un’altra dote. Le potenzialità e i processi creativi non si restringono però alle arti, perchè creare va visto in un senso più esteso, una azione integrata con la vita. Vi ricorriamo continuamente.

E la creazione in ultima analisi significa configurare, dare forma a qualcosa. Quali siano le modalità e i mezzi, quando si crea sempre si ordina e si configura. Il potenziale creatore sorge come fattore di realizzazione e trasformazione, nel mondo fisico, nel contesto culturale, nella condizione umana.

C’è in primo luogo la percezione cosciente di sé stessi nell’intraprendere un atto creativo, una intenzionalità, mentre si intravedono possibili soluzioni e problemi.

Per esempio, immaginiamo di proporci la realizzazione di una ricetta di cucina. Vogliamo preparare un piatto e immaginiamo la sequenza di tagliare gli ingredienti, disporre della padella, versare olio, accendere il fuoco a fiamma bassa, e quant’altro.

C’è una mobilità interna, latente, una intenzione che prefigura un certo risultato. È un volere che si proietta….verso il futuro, si orienta verso la realizzazione di qualcosa che ancora non è configurata. Quando si intraprende un progetto abbiamo una causalità orientata verso il futuro: ora l’effetto da realizzare sta prima della causa, va immaginato il risultato prima di mettere in moto i fattoriche lo realizzeranno, eventualmente. Siamo nella regione delle intenzioni, e l’intenzione è una espressione concettuale per indicare che gli effetti desiderati sono da pensare prima delle cause. Appaiono contemporaneamente le possibilità di azione e i cammini vietati, si fa appello alla memoria e all’immaginazione, comincia l’elaborazione.

Un osservatore esigente potrebbe dire cosi: c’è dapprima la volontà che accompagna l’intenzione, intercalandosi col sapere, si agisce nella materialità e alla fine risulta la forma. Questa la cronologia schematica dell’atto creativo.

Curioso ritrovare i principi ordinativi in sequenza invertita!

  Ci troviamo di fronte al fatto sorprendente che i principi che mettono ordine nella conoscenza umana trascorrono all’indietro, vale a dire in senso contrario a quello della coscienza normale. Dalla configurazione spaziale passando per la cronologia della dinamica si cerca di risalire all’indietro dagli effetti alle cause ed eventualmente all’agente e le sue motivazioni a cui far risalire il tutto.

Invece l’atto creativo procede nel senso del trascorrere del tempo, dalle intenzioni fino ad arrivare alla configurazione spaziale.

  Intravedo qui nella inversione, una chiave di lettura su cui meditare, perchè mi appare come un eco e riflesso nella coscienza quotidiano di fatti cosmici.

   Se le idee e i concetti sono pallide immagini di quanto vibra e tesse nella realtà, anche la sequenza invertita che percorro in un processo creativo è un eco e riflesso di fatti cosmici di cui ho smarrito la visione ma di cui conservo tracce e frammenti.

È la Creazione del Cosmo.

  Lo Spirito si afferma variamente nel Cosmo attraverso le seguenti 4 tappe. Con la sua propria Entità originaria. Con la sua Manifestazione. Con l’effetto operante, laddove l’Entità si è ritirata dalla Manifestazione. Con l’Opera compiuta, quando nel parvente universo non c’è più il Divino bensì solo le sue forme. L’Artefice si è ritirato dietro la scena.

  Nella concezione attuale dell’Universo e della Natura, non abbiamo più rapporto col Divino ma solo con l’opera di esso che ci appare come materialità. Senza sgomentarci per questo, dobbiamo meditare sul cammino da prendere.

FILOTEO NICOLINI

IMMAGINE: TAPIZ DE LA CREACION DE LA CATEDRAL DE GIRONA

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