Appello per la rinascita della coscienza liturgica

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini
Url fonte: http://www.francocardini.it/minima-cardiniana-156/#more-569

di Franco Cardini 8 gennaio 2017

L’altrieri, 6 gennaio, festa dell’Epifania, ho avuto la gioia di assistere alla Divina Liturgia notturna per il Natale del Signore presso la bella, nuovissima cattedrale russo-ortodossa di Parigi, dedicata alla Santissima Trinità e situata sulla riva sinistra, presso il Pont de Jéna, a due passi dalla Tour Eiffel. La cattedrale, modernissima però rispettosa dell’austero stile russo medievale, con l’interno a croce greca e la grande cupola d’oro sostenuta da quattro colonne simbolo degli Evangelisti, è austeramente spoglia, candida, ma impreziosita da una bella iconostasi dorata. Un capolavoro di architettura moderna – come tutto il Centro Culturale russo sorto d’intorno – ma rispettosa del linguaggio tradizionale e delle esigenze liturgiche. Una gioia per gli occhi e per le orecchie, in quanto i canti erano davvero straordinariamente belli.

Per la tradizione ortodossa e orientale, Nascita ed Epifania del Signore coincidono. E il centro del discorso liturgico che sostanzia la festa, non diversamente da quanto accade per l’Epifania nel mondo latino, è costituito da tre eventi: la visita e l’adorazione dei Magi, il Battesimo del Signore nel Giordano, il miracolo di Cana di Galilea con la trasformazione dell’acqua in vino simbolo della transubstanziazione.

La Chiesa romana, pensosa dei ritmi della vita moderna e rispettosa del tempo dei fedeli, che va sprecato pure nei supermarket ma non può essere impegnato in eccessive cure liturgiche, ha abolito l’Epifania come festa di precetto pur fortunatamente mantenendola nel suo calendario: e in cambio ha dedicato la prima domenica dopo tale solennità al “Battesimo del Signore”, il che è una trovata tautologica che formalmente parrebbe salvare capra e cavoli, ma sostanzialmente si rivela un escamotage piuttosto imbarazzante.

Nessuno chiede la restaurazione dell’Epifania come festa civile: è dal Settecento illuministico che i governi laici (e laicisti) ostacolano le feste religiose, accusate di disturbare la produzione; d’altronde, se la gente ormai ha derubricato il Tempo Festivo, da dedicare a Dio, alla gioia e al riposo, a “tempo libero” nel quale ci si annoia salvo twittare o riversarsi sul Centro Commerciale più vicino, fatti suoi. La Modernità si è distinta, fra l’altro, per la ricerca programmatica della felicità: se è felice rincoglionendosi o sbadigliando o buttando via soldi, fatti suoi. Ma i cattolici dovrebbero organizzarsi: alla fine della giornata lavorativa del 6 gennaio, che presumibilmente si chiuderà per tutti verso le 19 al massimo, il tempo per una cenetta allegra in famiglia, per la calza piena di dolci ai bambini, per sistemare i magi del Presepio dinanzi alla grotta e magari per una messa serale (che le parrocchie potrebbero organizzare verso le 21, in maniera da non disturbare nemmeno la “seconda serata” televisiva), potrebbe anche esserci. Niente sprechi, niente lussi, tutto come auspica papa Francesco: sarebbe una bella lezione di vita cristiana da dare a se stessi, alle nostre famiglie e agli altri. Chiedo troppo? I parigini ortodossi, mentre nella fredda serata del 6 scorso facevano la fila al freddo sul Quai aspettando i controlli antiterrorismo prima di poter entrare in chiesa (tutto il quartiere era arcisorvegliato), sembravano felicissimi.

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