Auguri a Francesco Guccini, vate delle osterie di fuori porta
Il compleanno di Francesco Guccini è stato preceduto dalla solita sciocca polemica sul fatto che non sia mai stato comunista (per sua ammissione, e non da ora!). Come se fosse dovuto esserlo per forza! Come se i cantautori comunisti fossero più bravi, più avvincenti, più emozionanti e più poeti degli altri! Ma quando mai la politica è una misura della qualità della cultura? Quando mai la posizione politica è la forca caudina sotto la quale si deve passare necessariamente pur di ricevere una qualsivoglia stima artistica o personale?
Come se, peraltro, i poeti comunisti dovessero sempre scrivere versi politici. e guai a occuparsi di amore o di amicizia o di semplici storie quotidiane o di nostalgie o di incontri (e correndo mi incontrò lungo le scale…). Sono le opere artistiche quelle che dovrebbero calamitarci direttamente, non le singole biografie personali. I versi, non i fatti. Peraltro, nelle opere si sedimenta una coscienza persino diversa, altra, più o meno discorde rispetto a quella presente nella poetica espressa da questo o quell’artista. Tant’è che una cosa è la poetica, un’altra è la sua poesia.
Non badate troppo alla poetica, dunque, ai manifesti politici, alle interviste verità. Concentratevi sulle opere, piuttosto, che è quello che ci chiedono, in fondo, i poeti. Non altro. Sennò scriverebbero direttamente dei saggi o dei diari personali. Oppure farebbero interviste e comizi al posto delle emozioni che ci donano direttamente con le loro canzoni: nel qual caso (malaugurato) saremmo molto più miseri e molto più poveri di ora.
Buon compleanno Francesco!


