Fonte: I Gessetti di Sylos
di Giovanni La Torre – 10 settembre 2018
Durante la Prima Repubblica era pressante l’invito a votare in un certo modo perché “se no vincono i comunisti”, e ci saremmo trovati i cosacchi che facevano abbeverare i loro cavalli nelle fontane di Piazza San Pietro. Nella Seconda Repubblica bisognava votare in un certo modo perché “se no vince Berlusconi”, e il Cavaliere a sua volta invitava a votare per lui perché “se no tornano i comunisti”. Dopo è stata la volta di votare in un certo modo “se no vincono quelli dei Cinque Stelle”, che poi hanno vinto lo stesso.
Con una classe politica incapace di elaborare progetti di lungo termine per l’Italia, e tanto meno di attuarli, intenta a vivere alla giornata lucrando le rendite di volta in vota disponibili, era inevitabile che gli inviti a votare “contro” qualcosa o qualcuno diventassero l’essenza del messaggio politico.
Al riparo di quella che era, tutto sommato, una minaccia (il prevalere del pericoloso nemico), si è formata ed è cresciuta una classe politica imbelle, dedita al clientelismo e alla corruzione, allo sperpero di denaro pubblico, per la quale questi difetti venivano indicati come secondari rispetto al pericolo del prevalere dell’avversario, e la maggior parte dell’elettorato di volta in volta li ha seguiti. Alle ultime elezioni pare che gli elettori abbiano detto: basta! Votiamo come ci pare. Ecco un’altra chiave di lettura degli ultimi risultati elettorali.
Chiave di lettura che però sembra non pervenuta nella mente dei soliti politicanti italiani. Un esempio è l’intervento di Walter Veltroni su Repubblica del 29 agosto scorso. In un articolo di due pagine l’unica cosa chiara e precisa che si riesce a scorgere è che bisogna impedire a questa maggioranza, e in particolare alla sua componente di destra, di prevalere ancora, vista la pericolosità evidente. In positivo dice tante cose ma tutte in modo fumoso e generico, sì da lasciare i lettori nelle proprie posizioni qualunque esse siano. Vedi quello che dice sull’Europa, per la quale auspica gli Stati Uniti d’Europa, che condivido, ma senza dire nulla sul perché, in modo da convincere chi oggi non è d’accordo.
O sul nuovo mercato del lavoro che impone nuovo welfare e nuove tutele, ma senza dire in concreto quali. Su questo punto delicato se ci si ferma a formule vaghe non si dice nulla di caratterizzante. Dire che le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di lavorare e impongono nuove regolamentazioni e dire “niente” di politicamente valido è la stessa cosa. Quelle frasi generiche fanno ormai parte della retorica di politici di destra, di sinistra, di centro, di sopra, di sotto, di obliquo, di trasversale, insomma di tutto il Kamasutra delle posizioni politiche, pertanto il loro enunciarle è del tutto inutile ai fini di una vera connotazione politica. Per esempio questo governo ha ridotto la durata dei contratti a tempo determinato: si è d’accordo oppure no? Si parla di ripristinare l’art. 18, si è d’accordo oppure no? Su questi punti concreti, ed altri, ci si deve esprimere altrimenti si convince solo chi è già convinto di per sé.
Ma chiedere questo a uno come Veltroni è pura illusione. Veltroni è in politica quello che Montezemolo è in economia: un “modello”, nel senso di maschile di “modella”, cioè un politico che “indossa” delle idee solo per renderle esteticamente “belle”, ma vuote di contenuto, perché l’indossatore ignora le implicazioni, né tanto meno si propone di attuarle realmente, per il semplice motivo che non sa in concreto di che parla.
Di questo passo il Pd si condanna all’estinzione.


