di Alfredo Morganti – 16 novembre 2017
Credo che abbiate ascoltato Bersani, ieri sera, in molti. E credo che non sia sfuggita la sua ottima performance. Ora, ho ripensato a quante gliene hanno dette a Bersani in questi mesi. Che era bollito, che doveva farsi da parte, che non era lucido, che era sì una brava persona, ma nulla più. Si è persino messa in discussione la capacità di stare ancora sul pezzo, come si dice a Roma. Nell’artefatto gioco delle parti immaginato da molti, mentre c’era chi puntava a rompere finalmente col PD, Bersani era quello che ancora sognava improbabili connubi. Il tempo è galantuomo, però. E alla fine ci ha restituito non delle impressioni azzardate, non delle opinioni sparse, ma la verità delle cose.
A ‘Otto e mezzo’, Bersani con passione, intelligenza, fermezza e personalità politica ha tracciato una linea netta, fatta di contenuti ineludibili da mettere al centro dell’iniziativa politica: il lavoro, la sua precarietà, il suo futuro, il disagio di fette consistenti di popolazioni, la mancanza di prospettive, l’unità che da sola non basta se non c’è discontinuità, se manca un progetto di cambiamento, se non si apre un’altra fase, se la scala delle priorità non si rovescia. Non è questione di Renzi, è questione di una parte del Paese che non segue più le politiche del governo e della sinistra, le ha bocciate e non intende proseguire ancora su questa strada. Per questo parte una fase costituente, per questo deve nascere un partito nuovo, per questo il disagio deve diventare il capitolo numero uno del programma politico. Non date retta al rottamatore, non accogliete il suo invito a rottamare anche i nostri compagni, né cedete a questa sciocca moda anche a sinistra.
Con l’esperienza, l’intelligenza e la passione dei nostri dirigenti più anziani, possono crescere l’esperienza, l’intelligenza e la passione dei compagni più giovani. Altrimenti vengono tutti su come Renzi, ambiziosi, arrivisti, narcisi, inadatti al ruolo, e anche noi siamo indotti a pensare che la rottamazione e la personalizzazione della politica siano in fondo l’unica strada. Pensare in termini plurali, pensare oltre le generazioni, è la nostra unica speranza, altrimenti abbiamo già perduto non solo questa partita, ma la nostra storia intera.
1 commento
Tutto perfetto, ma i giornalisti non fanno il loro mestiere. Vedi la Gruber che crede di avere, in quella testolina, qualcosa di importante da dimostrare. Lei va avanti con la sua scaletta, senza rendersi conto che l’interlocutore sta dandogli una risposta. Lei non capisce, pensa che la gente voglia sentire lei e non chi intervista. Se siamo a questi punti, dobbiamo fare tripla fatica. Ma ci rivolgiamo a persane che in quanto a fatica hanno molto da dirci.