Ieri ho pubblicato l’intervento di Alfredo Morganti “Bersani e gli altri”; questi due commenti di Paolo Marchesani e Nicola Campanella mi hanno fatto riflettere sullo stato della sinistra oggi
Paolo Marchesani
Io non ho mai avuto dubbi sulle capacità di Bersani, così come non ne ho su altri che vengono dalla sua stessa storia. È però indubbio che, magari ingiustamente a lui (e altri) vengano imputati una serie di errori che, il mondo della sinistra, sta pagando ancora. Io rifiuto i discorsi di pancia e, pur con i miei limiti, cerco la razionalità. È per questo che penso che, in modo particolare durante il governo Monti, per una questione di responsabilità, sono state accettate, forse con troppo arrendismo misure come la legge Fornero o il pareggio di bilancio in costituzione ecc. Misure che parte dell’elettorato storico di riferimento non ha capito e/o ha subito. In questo clima di quantomeno confusione politica (magari non era possibile fare meglio ma andava spiegato e non gestito) che un personaggio come Renzi, che non è di sinistra, ha potuto emergere, con tutto ciò che conosciamo e che ci porta ai giorni nostri. Tutto questo per dire che, allo stato attuale (e io ho fiducia in Bersani ) io spero che non si facciano gli errori inversi. Nel 2011 per responsabilità e, come liberazione dal berlusconismo si fecero quelle cose, speriamo che oggi non ci si faccia prendere la mano dall’antirenzismo. La classe politica italiana è complessivamente così inadeguata/impreparata /incapace, presa più dalla autoreferenzialità che dai problemi della gente, tale da mettere a rischio la democrazia per il suo egoismo. Io spero che Bersani e quelli con lui, sappiano essere talmente capaci e, sappiano essere talmente anticonformisti da sapere parlare sempre dei problemi reali della gente e sappiano convincerci che lo fanno per noi e non per equilibrii parlamentari o per avere uno spazio nella opposizione. Chissà se questi anziani sapranno, con la umile concretezza, rottamare dei giovani parolai. Speriamo!
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Nicola Campanella
Serve autocritica altrimenti il popolo non ti segue più e ti rimangono solo i tifosi. Questo è il rischio che si sta correndo. Continuare a difendere le scelte del passato come necessarie prese di assunzioni di responsabilità ineludibile e cosa che fa male a lui e a tutta la sinistra.
il testo di Alfredo Morganti: “Bersani e gli altri”
Credo che abbiate ascoltato Bersani, ieri sera, in molti. E credo che non sia sfuggita la sua ottima performance. Ora, ho ripensato a quante gliene hanno dette a Bersani in questi mesi. Che era bollito, che doveva farsi da parte, che non era lucido, che era sì una brava persona, ma nulla più. Si è persino messa in discussione la capacità di stare ancora sul pezzo, come si dice a Roma. Nell’artefatto gioco delle parti immaginato da molti, mentre c’era chi puntava a rompere finalmente col PD, Bersani era quello che ancora sognava improbabili connubi. Il tempo è galantuomo, però. E alla fine ci ha restituito non delle impressioni azzardate, non delle opinioni sparse, ma la verità delle cose.
A ‘Otto e mezzo’, Bersani con passione, intelligenza, fermezza e personalità politica ha tracciato una linea netta, fatta di contenuti ineludibili da mettere al centro dell’iniziativa politica: il lavoro, la sua precarietà, il suo futuro, il disagio di fette consistenti di popolazioni, la mancanza di prospettive, l’unità che da sola non basta se non c’è discontinuità, se manca un progetto di cambiamento, se non si apre un’altra fase, se la scala delle priorità non si rovescia. Non è questione di Renzi, è questione di una parte del Paese che non segue più le politiche del governo e della sinistra, le ha bocciate e non intende proseguire ancora su questa strada. Per questo parte una fase costituente, per questo deve nascere un partito nuovo, per questo il disagio deve diventare il capitolo numero uno del programma politico. Non date retta al rottamatore, non accogliete il suo invito a rottamare anche i nostri compagni, né cedete a questa sciocca moda anche a sinistra.
Con l’esperienza, l’intelligenza e la passione dei nostri dirigenti più anziani, possono crescere l’esperienza, l’intelligenza e la passione dei compagni più giovani. Altrimenti vengono tutti su come Renzi, ambiziosi, arrivisti, narcisi, inadatti al ruolo, e anche noi siamo indotti a pensare che la rottamazione e la personalizzazione della politica siano in fondo l’unica strada. Pensare in termini plurali, pensare oltre le generazioni, è la nostra unica speranza, altrimenti abbiamo già perduto non solo questa partita, ma la nostra storia intera.
1 commento
Difficile trovare interventi focalizzati sul “corpo elettorale” benchè si sia in viglia di un voto, di cui esso è il fattore di maggiore importanza e quindi meriti moltaattenzione.
Perchè
la demoscopia non elettoralistica, DEMOS di I. Diamanti e ISTAT,
afferma da lustri che oltre il 90% di esso non ha più alcuna fiducia
nell’offerta politica; perchè esso ha offerto nel 13 al “vaffa” di
Grillo, urlato e reiterato, unica voce conosciuta del programma del M5S, 8,5
milioni di voti, proprio quanti al PD di Bersani, solo per la cesura, la
frattura che esso rappresentava nei confronti della “casta”; perchè di
esso il prof. De Mauro, di recente scomparso, affermava che
“l’analfabetismo funzionale” lo colpisse in misura molto vicina all’80%, molto
vicino a chi pensa che l’uomo forte possa meglio risolvere i problemi
del Paese.
In sintesi un corpo elettorale che giustamente non ha più
fiducia nella politica, quindi diffidente. Colpevolmente da essa indotto
al regresso culturale per meglio controllare e orientare il consenso,
quindi incapace di analisi e sintesi raffinate e puntuali. Un elettorato
che anche alle ultime prove elettorali, si mostra poco permeabileal messaggio della sinistra,
confermando l’astensione come primo partito.
Come pensa MDP di
rivolgersi a questo disastrato elettorato, dove stanno i numeri per un risultato importante, riuscendo ad essere credibile
mentre insiste su “discontinuità” e cambiamento rispetto al passato?
Perchè, se anche MDP non fosse “casta” come non è, avendola frequentata per 5, 10 o 15
anni, al suo percepire superficialie appare quantomeno molto contaminato.
Insperabile e neppure pensabile quindi che un puntuale programma, tanto più “dal basso”, dopo miriadi rimasti sulla carta, possa ancora essere sufficiente a garantire discontinuità e cambiamento. Restano le
Persone e i modi della comunicazioni, i modi del proporsi.
Persone
che abbiano il programma scritto nel loro DNA, affermato e perseguito
coerentemente giorno per giorno nel loro percorso, al punto che nessuno
senta il bisogno di fare domande su quale sia il loro programma, ma possano essere tutti entusiasti di votarli. Chi, ad esempio, chiederebbe a Gino
Strada quale programma per la sanità? chi a Carlin Petrini quello
sull’agricoltura? o a Caselli sulla giustizia? alla senatrice Cattaneo
su scuola, università e ricerca? a Luca Mercalli o Mario Tozzi
sull’ambiente? a S. Settis su arte e cutura? Come nessuno a Keynes
lo chiederebbe sull’economia. Persone da candidare anche come “indipendenti” per
riproporre quegli eccellenti Gruppi Parlamentari (Idipendenti) eletti
nelle liste del PCI.
Per il modo Grillo è stato un abile “maestro di
fuochi artificiali” riuscendo a catalizzare l’attenzione e il voto sulla
frattura (ma fallendo sulla credibilità del saper condurre un grande
paese fuori dalla palude, verso un progresso continuo, e per questo
permane alta l’astensione). MDP in che modo pensa di accendere
attenzione e seguito in un elettorato diffidente e refrattario?
Un modo
formidabile, a mio parere, sarebbe fare riferimento alla Costituzione, nella quale
ancora tutti ci riconosciamo, salvata, ma ancora negata, alla Democrazia Diretta Propositiva che
essa consente agli artt 71 e 50, che se esercitati in congiunzione
sinergica da una Sovranità Popolare “realizzata” e non solo enunciata,
da propositiva diventerebbe impositiva, per ottenere una nuova legge
elettorale che rispetti fialmente la C. e i diritti dell’elettore.
Scegliendo un sistema collaudato, neutro, funzionale per rappresentanza e
governabilità (tedesco o francese senza correzioni distorsive), che
possa durare decenni e non il tempo di vita di una maggioranza non
rispettosa.
I tempi sono stretti, ma alla S. P. che si muove “nelle
forme e nei limiti” (anche se estremi) della C., nulla è impossibile.
Come una slavina che aumenta progressivamente la velocità sino a fine
corsa, facendo leva sulle attese di cambiamento e di protagonismo
efficace della Cittadinanza frustrata e rancorosa verso la casta,
creerebbe una ventata di entusiasmo creativo e di nuova valorizzazione
della C..
E sarebbe una formidabile propaganda elettorale.
Paolo Barbieri