di Luigi Altea – 21 settembre 2018
Chissà perché, Domenico Rossi, pasticciere di Casale Monferrato, nel 1878 decise di chiamare i suoi biscotti col nome Krumiri.
Ho chiesto in giro, ma nessuno lo sa.
Anche a quei i tempi c’era chi, per ottenere qualcosa, decideva di fare lo sciopero della fame.
E c’era chi, qualche giorno prima d’iniziare lo sciopero, si riforniva abbondantemente di scatole di biscotti…
Il che, francamente, non dispiaceva per niente al signor Rossi.
E tuttavia, siccome anche i commercianti hanno un’anima, e molto spesso perfino una deontologia, quel comportamento finì per infastidire non poco il pasticciere.
Lo sciopero della fame è una cosa seria, si sarà detto il signor Domenico.
Se chi sciopera, di tanto in tanto sgranocchia un biscotto…quei biscotti di fatto non partecipano allo sciopero, avrà pensato.
Ed io, Domenico Rossi, quei biscotti li chiamerò per sempre KRUMIRI!
Credo che sia andata più o meno così…
Naturalmente ogni riferimento a Roberto Giachetti, benché intenzionale, è del tutto innocente.
L’autorevole esponente del PD, con la storia dei Krumiri non c’entra assolutamente niente.
Anche l’ISTAT ha confermato che l’indice dei consumi nella città di Roma non ha subito oscillazioni neppure di un decimale.
Peraltro gli attivisti orfiniani, cuperliani, zingarettiani, presidiano la zona per impedire ai Krumiri di raggiungere l’appartamento dello scioperante.
Il quale non toccherà cibo fino a quando non sarà convocato il congresso del suo partito.
Ecco un’ottima ragione per rinviare la convocazione alle calende greche.


