Lor signori e le vacanze degli italiani
Mi ha colpito molto, nell’intervista di Bonomi (ci ritorno) un accenno fuggevole. Siamo un Paese bloccato, dice il Presidente di Confindustria, ma che discute sulle vacanze. Come dire, dovete lavorare invece di pensare alle cazzate. Fosse per me, sembra pensare, cancellerei il diritto alle ferie. Ecco come siamo. I padroni, adesso, non solo dicono che non è più tempo di rivendicazioni salariali, ma decidono anche sul nostro diritto ad assentarci dal lavoro, con la scusa di definire surreale la discussione in corso sulle inedite modalità con cui si andrà, chi ci andrà, in vacanza (plexiglass e quant’altro)
Vi parrà una coincidenza, ma Zangrillo (la versione medica di “aprite, aprite”, quello per il quale “il Covid è morto”) dalla Annunziata ha ripetuto che “non ce ne frega niente né del campionato né di dove vanno in vacanza gli italiani, ma dobbiamo ritornare a essere un Paese normale”. È evidente che Bonomi e Zangrillo, primario al San Raffaele di Milano, parlano la stessa lingua e magari frequentano le stesse comitive e mangiano le stesse olivette alle apericene di lusso. Fatto sta che a entrambi la lingua batte dove il dente duole: il tempo libero dei lavoratori, le loro vacanze. Ed entrambi preferirebbero un ritorno al Paese normale, cioè normalizzato, quello “testa bassa e pedalare”.
Immagino la rabbia di questa classe dirigente che la vacanza ce l’ha prenotata in eterno, come un ciclo stagionale, e dunque nemmeno ha senso dibatterne. Immagino che rodimento sentire che gli altri, i morti di fame, pensino alla vacanza, trascurando il compito vero: lavorare, lavorare, lavorare senza alzare pretese, ma solo perché un prossimo, auspicato, governo di capaci glielo chiederà – e se sono bravi magari poi ci scappa pure la gratifica o la befana per i loro figlioli poveri.
La crisi, insomma, sta generando molto disappunto e una certa irritazione sovversiva tra le classi dirigenti, come non si vedeva da tempo. Arrivano tanti soldi ma loro li vedono già sprecati nelle mani sbagliate. C’è fa lavorare come muli – dicono tra loro a Cortina – e questi si ammalano, vanno in quarantena o parlano delle vacanze magari dietro il plexiglass a Riccione. Lor signori non sopportano le vacanze degli altri e, ancor prima, né il lavoro né la povertà. Come dargli torto, l’odore dei poveri è davvero disdicevole!


