Capito perchè non ho più la tessera del PD?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1330

di Lucia Del Grosso – 30 aprile 2015

Provo a spiegare ai tanti (oddio, tanti, ai sempre meno) che si ostinano a conservare la tessera del PD nell’illusoria speranza di tornare maggioranza perché io invece mi sono arresa alla luce dell’esito della vagonata di voti di fiducia imposti da Renzi.

Il problema su cui questi eroici giapponesi si concentrano è Renzi, sul quale sfogano la loro rabbia impotente. Ma sbagliano il tiro.

Il problema è la minoranza PD, che riesce sempre a trovare qualche giustificazione per dissentire, ma non troppo, in modo da tranquillizzare il signore e padrone del PD che loro sono l’opposizione della regina, quella che conviene tenersi.

Stavolta sono riusciti a trovare una motivazione fantastica: votano un errore.

Evidentemente pensano che l’assenza di vincolo di mandato consacrata dalla Costituzione si riferisca alla logica.

E infatti quando sono seduti su quegli scranni con il ditino sul pulsante tutto prendono in considerazione, tranne che la ragione, guida dell’onestà intellettuale.

Affaritaliani.it. riporta un siparietto interessante per capire la qualità morale e l’acume politico di questa classe dirigente mezza nominata e mezza selezionata con le primarie (e non è dato sapere quale metodo ha dato i peggiori risultati, è una bella gara): «Bob ha sbagliato alla grande con noi», confida una giovane deputata della minoranza Pd, «non può dirci “scusate, io non voto la fiducia ma non voglio condizionare anche voi, quindi scegliete in libera coscienza, poi dalla prossima volta anche io sarò dei vostri”. Eh no, troppo comodo uscirsene così. Ora salviamo noi il sedere a Renzi, e al prossimo giro sarà sempre lui a trattare con il leader!». Per chi non l’avesse capito per questa sciagurata Bob è Roberto Speranza, ma Bob fa più figo.

Alla faccia dell’idealismo dei giovani, il problema è come pararsi meglio il culo, quello vero, non quello che hanno sul collo. Ma d’altra parte sono almeno trent’anni che di battaglie politiche non sentono nemmeno parlare, la menzione della sola prima sillaba “bat …..” già li fa correre in bagno in preda a spasmi.

Ma sono speculari alla base che “sta con Renzi” come la racconta Staino.

E ha ragione: hanno trovato il sacro Graal del 40%, non importa se per fare politiche di destra, sempre il 40% è.

E quei sempre più esigui resistenti che vorrebbero riportare una qualche discussione nei circoli su dove diamine sta andando il PD e dove sta portando l’Italia sono guardati con sospetto se non aperta ostilità. E senza ricevere supporto da una classe dirigente che vota pure gli errori, tanto non scalfiscono quel 40%. Per ora. Ma questo lo dico io, gli assatanati del 40% pare che non sappiano che gli errori prima o poi si pagano e con gli interessi.

Gli altri se ne sono tutti andati. Perché non c’è niente da fare: dirigenti e base imprigionati in un cortocircuito di incoscienza che sta portando il partito e l’Italia alla rovina.

Poi ci sono quei 38, che dopo un rosario di errori e titubanze almeno una giusta l’hanno infilata.

Mi appello agli ultimi rimasti nei circoli PD che continuano la loro sempre più difficile battaglia contro la follia da vittoria truccata: visto che siete ancora lì non mollate e non lasciateli soli. Lo dice una che ha lasciato il PD: c’è bisogno di loro. La democrazia e la sinistra ne hanno bisogno.

Chiedete loro di andare avanti ora che hanno iniziato lo strappo con ancora più fermezza e determinazione, come fermi e determinati dovete essere voi.

Chiedete loro di tornare nei territori altre risorse ed intelligenze disposte a spendersi per un progetto che ha altri contenuti oltre alla vittoria fine a se stessa, non si chiudessero nel recinto dei festanti del 40%, devono guardare fuori.

Non cedete alle sirene dell’unità del partito, della disciplina e palle varie: un partito al governo con una maggioranza simile che ha bisogno di mettere la fiducia su se stesso non ha più alcuna unità da preservare, è tenuto insieme dallo scotch dell’euforia da successo elettorale.

Ci incontreremo ancora intorno a questo progetto, se voi e i vostri leader di riferimento avrete il coraggio di disilludervi da questa unità fittizia e inizierete a lavorare per l’unità più preziosa: quella di una sinistra seria e credibile.

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