di Antonio Gaeta
C’è chi ritiene difficile che nell’Unione Europea possano nascere attori capaci di insidiare i monopoli globali di Facebook o Tencent, ma a Bruxelles credono esista la possibilità, per garantire alla UE la «sovranità tecnologica», indipendente dalla Silicon Valley o da Shenzhen. Tutto é affidato al sostegno finanziario di un’ondata di intelligenza artificiale, basata essenzialmente sulla produzione e la commercializzazione dei dati dell’industria manifatturiera. Per questa ragione l’esecutivo guidato da Ursula Von Der Leyen ha lanciato un «Libro bianco» sull’intelligenza artificiale e una strategia europea sui dati, aperto a una consultazione pubblica fino al prossimo 19 maggio. Insieme al «Green new deal», quello digitale è il pilastro della nuova Commissione, che si prevede nel bilancio pluriennale 2021-27, già oggetto di polemiche per le sue ristrettezze, che contraddicono le ambizioni dei singoli stati aderenti.
Il governo italiano, al fine di salvaguardare corposi finanziamenti per programmi pluriennali in campo ecologico e tecnologico (oltre la Pac in agricoltura e il sostegno per gli stati in difficoltà) spinge per l’istituzione di un sistema di imposizione fiscale europeo, che colpisca soprattutto i “giganti del web”.
Per la verità, il progetto di bilancio 2021-2007 proposto al Consiglio Europeo dalla presidente della Commissione Von der Layen stride con l’iniziativa della non opposizione alla proposta USA di nuovo accordo commerciale fra Stati Uniti e Unione europea. Tale accordo potrebbe «disinnescare per sempre il principio di precauzione, forzando le regole europee attualmente in vigore su pesticidi, sicurezza alimentare, OGM e Nbt». Ciò avrebbe gravi conseguenze sul clima e, quindi, invierebbe un segnale contrapposto al su-detto programma pluriennale, che grazie anche alle nuove tecnologie metterebbe al centro la difesa del pianeta Terra.
A tale scopo nel corso della giornata di eri 21.02.2020 un carrello della spesa, carico di cibo-spazzatura, coltivato con pesticidi cancerogeni e sostanze proibite, portato a spasso nelle strade affollate della Capitale è stato il simbolo del presidio organizzato a Roma, di fronte al Ministero dell’Agricoltura, da Fridays For Future Roma, insieme con Stop Ttip/Ceta Italia, Terra!, Greenpeace, Slow Food, Climate Save, Forum dell’Acqua, A Sud, Associazione Rurale Italiana ed Extinction Rebellion. Il gesto é inequivocabile: “gli USA intendono venderci la loro porcheria alimentare !”.
Non a caso la posta in gioco tra USA e UE sono anche i dazi, che il presidente Donald Trump intende imporre sui prodotti alimentari italiani. Le associazioni, tuttavia, sottolineano che «Noi crediamo che non sia opportuno stringere accordi con uno Stato il cui presidente disconosce l’emergenza climatica e con il ricatto dei dazi vuole imporre all’Europa e all’Italia l’importazione di prodotti pericolosi per il Pianeta e la salute dei cittadini – ha spiegato nel corso del presidio Akira Genovese, di Fridays For Future Roma – Per questo condividiamo la proposta della campagna denominata: Stop Ttip/Ceta e apertura di un tavolo di confronto per avere chiarimenti sull’azione di governo».
«Con l’emergenza climatica in corso, il commercio deve essere strumento per obiettivi di carattere ambientale e sociale, che ci mantengano all’interno dei nostri ‘confini planetari’ – ha aggiunto Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – Invece siamo di fronte a un nuovo tentativo di livellare al ribasso le norme europee e di imporre il via libera a OGM vecchi e nuovi».


