di Alfredo Morganti – 1 luglio 2015
Lo spiega oggi Mariana Mazzuccato, lo aveva già detto Varoufakis. La Grecia non ha un problema di liquidità, non ha bisogno di prestiti la cui concessione sia condizionata da micidiali piani di austerity. La Grecia ha invece problemi di solvibilità, ossia non è in grado di soddisfare gli impegni economici. Una insolvibilità “originata a sua volta da una crisi di ‘competitività’, aggravata dalla crisi finanziaria” (Mazzuccato). Non servono dunque altri ‘tagli’, anzi sono nefasti, ma “una strategia di investimento seria accompagnata da riforme serie e non pro forma per ripristinare la competitività”. Ecco “la vera cura” aggiunge la studiosa.
E invece quella che il “generoso memorandum” sta proponendo è ancora una politica di tagli. Non è bastato quanto già si è fatto, producendo “un crollo del Pil del 25%, l’esplosione della disoccupazione al 27%, una caduta di stipendi e pensioni oltre il 35%”, come spiega Stefano Fassina. No, ora si chiede energicamente di continuare su questa strada, con una manovra di bilancio che porti, “in un semestre, il saldo primario greco dal ‘tendenziale’ -1% del Pil a un avanzo dell’1% del Pil”. Questa manovra comporterebbe “una correzione di finanza pubblica di 4 punti di Pil. Per l’Italia, ad esempio, vorrebbe dire circa 70 miliardi di minori spese o maggiori imposte su un arco di 12 mesi. In confronto, i colpi inferti dal governo Berlusconi e dal governo Monti all’economia italiana con le tre manovre dell’estate-inverno 2011 sono state passeggiate di salute” spiega ancora Fassina.
Una macchina che si è fermata deve essere riparata e rimessa in carreggiata. Deve ritornare competitiva. Solo allora potrebbe anche ritornare ‘solvente’, e quindi capace di far fronte ai propri impegni senza infliggere al proprio popolo una cura peggiore della malattia. L’Europa, se è tale, dovrebbe far fronte alla questione e aiutare i greci a tornare in pista, non esigere la concessione di prestiti a fronte di sacrifici inumani. Dovrebbe essere evidente a tutti che, se non se ne accrescerà la competitività, il sistema greco non sarà mai in grado di garantire alcunché a nessuno. Ma affinché ciò possa avvenire serve un grande piano di investimenti, servono risorse che possano contribuire a un vero rilancio economico. Continua la Mazzuccato: “Fingendo che la Grecia avesse solo una crisi di liquidità ci si è concentrati troppo su pagamenti del debito a breve termine e condizioni di austerity sfiancanti imposte per poter ricevere altri prestiti, che sarà impossibile rimborsare in futuro se non torneranno crescita e competitività. E non torneranno se la Grecia non potrà investire. Un circolo vizioso senza fine”. Un circolo che i presunti partner europei continuano ad alimentare senza sosta, invece, utilizzando lo spauracchio del debito per governare un sistema immobilizzato dalla paura.
Giorni or sono Revelli sul ‘manifesto’ diceva che oggi la distinzione in voga non è più quella politica tra diversi Stati partner, ma quella di matrice finanziaria tra creditori e debitori, che certo non è una coppia che rafforza l’unità europea, al contrario. Anzi, conduce presto ad adottare un’altra coppia, quella amico-nemico, che era politica, politicissima ma che oggi è solo il surrogato ‘bellico’ di matrici meramente economico-bancarie. La fine della politica non ha solo divelto internamente gli Stati, le istituzioni e i partiti, esponendo lo spazio pubblico all’attacco degli interessi privati e dell’antipolitica. No. Ha trasformato gli Stati (e i governi) in agenzie finanziarie, in agenti di borsa, in oligarchie ciniche e vessatorie che divorano i popoli altrui per soddisfare la propria mera volontà di potenza. Agenzie che usano il vetusto linguaggio della politica per contese che appaiono sempre più private, sempre meno ‘di popolo’, sempre meno democratiche. Così è per la Grecia. Così domani per altri Stati e popoli, in una tragica escalation. Per questo #iostoconlagrecia.


