Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
Quindi la Germania garantisce circa il 25%, la Francia il 17,50%, l’Italia il 13%, la Spagna l’8,9% e così via;
Fonte: i gessetti di Sylos
Cosa ci dice il recente collocamento di eurobond
Qualche giorno fa è stata collocata la prima tranche di eurobond per finanziare il Recovery Fund ed è andata molto bene. Per la verità si è trattato di un assaggio perché l’importo è stato di soli 20 mld di euro, però qualche indicazione ce l’ha data. Vediamo:
1) La durata è decennale e il rendimento è dello 0,086% annuo;
2) La richiesta è stata sette volte superiore all’offerta (più di 140 mld). La circostanza non deve meravigliare più di tanto, vista l’abbondante liquidità esistente sui mercati;
3) I btp italiani di pari durata rendono (lo stesso giorno) lo 0,828% (quindi circa dieci volte tanto), per l’Italia si tratta dunque di un affare;
4) La Germania paga invece (sempre lo stesso giorno) – 0,23% (avete capito bene: “paga” un tasso negativo, in pratica ogni anno gli investitori anziché vedersi accreditare interessi vedono diminuire il capitale investito, cioè la Germania alla scadenza rimborserà un importo inferiore a quello che ha ricevuto, e questo perché il rischio viene considerato inesistente);
5) Lo spread degli eurobond rispetto al bund tedesco è pari a 0,316 (0,23 + 0,086), cioè 31,6 punti base; mentre quello del btp, sempre rispetto al bund, è di 1,058% (0,23 + 0,828), cioè 105,8 p. b.;
6) Questo significa che gli eurobond vengono considerati più sicuri rispetto ai btp italiani e meno sicuri rispetto ai bund tedeschi, e significa pure che la Germania ci rimette con gli eurobond;
7) Vi ricordo che per questi eurobond ogni paese fornisce una garanzia pro quota, in funzione del Pil, non vi è una responsabilità “solidale” (si ha la responsabilità solidale quando, in presenza di più debitori/garanti, ognuno risponde per il tutto);
9) Per contro la Germania e la Francia riceveranno molto meno dal Recovery Fund rispetto alla partecipazione alla garanzia (rispettivamente il 5,8% e il 7,7%), mentre Italia e Spagna riceveranno di più (rispettivamente il 16,4% e il 11,8%);.
Si può tranquillamente concludere che una certa solidarietà europea è cominciata, almeno così sembra oggi (“di doman non c’è certezza”, dipenderà da come, e se, verrà ripresa l’austerità nei prossimi anni). Anche se, va pure detto, fino a quando non verrà eliminato il “surplus eccessivo” della bilancia commerciale della Germania, il rischio che tutte queste “generosità” vadano alla fine a beneficio soprattutto dell’economia tedesca esiste ed è forte.
Mentre al momento non ci sono elementi per poter dire che sia auspicabile una responsabilità “solidale” per il futuro, almeno fino a quando i profili di rischio saranno così differenti tra i diversi paesi. Io resto del parere che la solidarietà comporterebbe la diminuzione del rating di tutti i paesi (anche della Germania), mano a mano che le emissioni aumenteranno. Ancora più pesante sarebbe l’eventuale condivisione solidale dei debiti in essere di tutti i paesi, perché in quest’ultimo caso temo che addirittura crollerebbe anche il rating della Germania. Questi sono discorsi da rinviare a quando ci saranno gli Stati Uniti d’Europa, con una politica fiscale comune.


