Crisanti: “Il calcolo dei decessi per Covid che si fa in Italia è giusto”. Poi polemizza sulla questione dell’obbligo: è inutile l’accanimento contro l’altro 10%

per Gian Franco Ferraris

Andrea Crisanti è contrario al cambio di metodo di conteggio dei decessi in Italia, ritenendo che quello attuale è il più giusto e razionale che esista, riferendosi ovviamente a dati e statistiche.

“Il calcolo dei morti per Covid in Italia” da molti giudicato troppo alto e quindi bisognoso di una revisione nel metodo “è assolutamente giusto”, secondo il virologo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, che aggiunge “è semplice questione di logica matematica” e chi vuole conteggiarli in altro modo “sbaglia”, dice.

Crisanti spiega: “La probabilità di una persona anziana 80-85enne con diverse patologie di morte indipendentemente dal Covid in un singolo giorno e di uno a mille, e nella stessa fascia di età la probabilità che questa persona sia infetta da Covid è di 4 su mille, quindi la probabilità che una persona muoia di qualsiasi altra patologia e sia infettata da Covid, e che il Covid non c’entri nulla è bassissima pari a 4 su 1 milione. Dunque il contributo per cause proprie in coincidenza con Covid è irrisorio”. Per questo “il calcolo che si fa oggi è giusto”.

 

Alla domanda se la quarta ondata Covid, trascinata dalla variante Omicron sta davvero volgendo al termine?

Andrea Crisanti, risponde che “sta passando la buriana della variante Omicron, la cui caratteristica è che i vaccinati si infettano e trasmettono con i numeri pazzeschi che abbiamo visto” per cui “la mia impressione, guardando anche ai dati dell’Inghilterra, è che stiamo raggiungendo una situazione di equilibrio ma a livelli piuttosto elevati”.

Poi polemizza sulla questione dell’obbligo e dice: “L’obbligo bisognava metterlo subito, dandosi l’obiettivo del 90%. E una volta raggiunto chiedersi: vale la pena di arrivare al 95% al costo di radicalizzare lo scontro nella società? Un problema politico, non epidemiologico” mentre “io sarei rimasto al criterio epidemiologico” in quanto “l’azione politica deve avere un obiettivo di sanità pubblica. È inutile che mi accanisco contro l’altro 10% se i dati dicono che il 90% basta. Bisogna valutare la risposta della società, c’è sempre il singolo che non si vuole vaccinare per le più diverse ragioni”, conclude il professore.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.