CRISTINA PERI ROSSI. IL DESIDERIO IN POESIA E LA PAROLA RITROVATA

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

CRISTINA PERI ROSSI. IL DESIDERIO IN POESIA E LA PAROLA RITROVATA.

Mi azzardo a scrivere queste righe sul desiderio, così come appare nelle composizioni poetiche di Cristina Pari Rossi, scrittrice uruguayana. È suo tema ricorrente l’impulso a relazionarsi col mondo attraverso l’erotismo, l’esaltazione della parola, la voluttuosità, la passione amorosa, la pulsione. L’emozione si veste di trasgressione e autenticità, l’erotismo si nutre della parola, e si stabilisce un continuo scambio tra l’essere femminile e la parola perché entrambe si liberano da costrizioni e ruoli stabiliti. In una ardita similitudine, la parola è vista con la donna, può essere amata o abbandonata, accarezzata o rifiutata. E la parola ritrovata porta a manifestazione il desiderio: la donna non è più oggetto ma diviene soggetto attivo e cosciente della passione e la brama. “La mia casa è la scrittura, i suoi saloni i suoi pianerottoli i suoi soppalchi le sue porte che si aprono ad altre porte i suoi corridoi che conducono a camere da letto piene di specchi dove coricarsi con l’unica compagnia che non manca: le Parole. (Mi casa es la escritura, 2006)”.

Cristina osserva come “dalla preistoria vieni caricata di simboli sopraffatti di significati, il cui peso è difficile smontare come le vertebre di un animale mitologico calcinato”.

La parola ritrovata nutre il desiderio e lo eleva a coscienza.

“Se il linguaggio, questo modo austero di convocarti nel mezzo di freddi grattacieli e città europee, fosse il modo di fare l’amore tra i suoni o il modo di mettermi nel tuo pelo”.

Una riflessione personale. La poesia mi ha dato sempre timore nel passato, era la carne viva dei sentimenti e collocava allo scoperto aspetti intimi che mantenevo segreti, a volte occulti a mia insaputa. È stato un lungo apprendimento sentirmi a mio agio. Ero affetto di “espressione digitale”, come mi fu detto appunto in un poema a me dedicato, dall’essere femminile che si proclamava senza paura perché priva del senso della ragione che misura e separa. Lei si abbandonava all’imaginario libertario del suo percorso terreno senza timori né dubbi.

Osservo come sentimenti come l’amore, la passione, il desiderio diventano ragioni determinanti quando sono accompagnate dal pensiero. Il cuore e i sentimenti, certamente, reclamano i loro diritti ma si attivano meglio e di più quando nella coscienza si è formata l’immagine che poi si traccia sul foglio. La via del cuore passa per la testa. E quanto più idealistiche sono queste rappresentazioni, più beatificante e dotato di vita il sentimento. Il compito dell’anima poetica di Cristina sta proprio gettare quel ponte tra il suo essere e l’amata. Ha il sentimento di appartenenza che la unisce al mondo e che è dentro di essa, il mondo a lei accessibile dentro l’orizzonte dei suoi interessi. È la riunione col Mondo a cui aspira, il suo cammino di libertà.

 Cristina Peri Rossi dovette prendere la via dell’esilio nel 1972 quando furono proibiti in Uruguay i suoi libri. “Tengo un dolore qui dal lato della patria” è una poesia che esprime il tema dell’esilio come rottura e separazione, lo strappo a cui è sottoposta insieme a tanti esiliati sopravvissuti alla dittatura uruguayana. Extranjero. Ex. Extrañamiento. Fuera de las entrañas de la tierra”.

“Di paese in paese l’esilio è un fiume cieco. Vagano per le strade, non appresero ancora l’idioma nuovo, scrivono lettere che non inviano, un anno gli sembra molto tempo.”

“Inseguono per le strade ombre antiche, ritratti di morti, voci balbettate, fin quando qualcuno gli dice che le ombre i passi le voci sono un trucco dell’inconscio. Allora dubitano, guardano con incertezza, e improvvisamente corrono dietro un volto che gli ricorda un amico. Non è differente l’origine dei fantasmi”.

Alla condizione di esiliata dall’Uruguay si somma l’esilio che sente nella società maschilista, e ricorre a una poetica del corpo delle donne che ama. È la scrittura di donne, il corpo, l’occulto, il misterioso portato alla luce. È l’esistenza della omosessualità rivendicata in poesia: “Solo che in questo tempo spesso sono stata un’altra-un altro senza necessità di andare a Casablanca a cambiare sesso né a una clinica di chirurgia estetica a cambiare aspetto”. E ancora:” Il tuo sesso è un alveare dove mille api laboriose libano un miele che mi rimane tra le dita”. (Estrategias del deseo, 2004)

 La poeta passa dalla visione di un mondo in processo di disintegrazione nel periodo anteriore all’esilio, a una scrittura dedicata all’erotismo, il gioco, la satira, il mondo infantile. L’erotismo non è la sessualità, naturalmente, e la poesia di Peri Rossi nasce dall’amore per la parola pronunciata, la conoscenza profonda di ciò che è umano e vissuto. Non sente alcuna costrizione che nasca da un istinto, né segue il costume generale, ma vuole semplicemente manifestare quello che è in sé.

FILOTEO NICOLINI

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