Fonte: Politicaprima
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di Michele D’Amico – 13 marzo 2017
Troppo spesso sui media nazionali vengono diffuse notizie sulla gestione dei Beni Culturali siciliani che hanno il sapore della demagogia e anziché affrontare e dare un contributo concreto a risolvere i veri problemi, espongono alla gogna mediatica i lavoratori.
Come recentemente è stato fatto dalla nota trasmissione televisiva “Le Iene”. Fannulloni e in sovrannumero legati al politico di turno. Una casta che pensa soltanto a preservare il “posto”.
Appare necessario, invece, focalizzare alcuni elementi che caratterizzano l’importante sistema dei beni culturali siciliani. Dai documenti che l’assessorato dei Beni Culturali ha pubblicato sul proprio sito emerge che l’offerta culturale comprende 73 siti tra musei, gallerie, palazzi monumentali, siti archeologici, sparsi su tutto il territorio ricompresi in poli di enormi dimensioni. Tra questi siti, 15 sono a ingresso libero e 58 a pagamento: 7 Agrigento, 4 Caltanissetta, 7 Catania, 5 Enna, 9 Messina, 17 Palermo, 5 Ragusa, 11 Siracusa, 8 Trapani. (Cliccando su questo link è possibile leggere i dati completi del 2016)
Nei 58 siti a pagamento, la Regione Siciliana ha incassato 23.203.561,20 euro. E l’organico, sparso su tutto il territorio siciliano appartenente all’area vigilanza, conservazione e fruizione del patrimonio culturale, risulta così composto: circa 500 lavoratori di categoria C, circa 150 lavoratori di categoria B e circa 300 lavoratori di categoria A, tutti dipendenti di ruolo; circa 200 lavoratori di categoria B (full-time) e circa 240 lavoratori di categoria B (part-time) dipendenti della Società Servizi Ausiliari Sicilia.
Fatta questa essenziale introduzione, va detto che, prima di essere fruiti dalla collettività, i beni culturali devono essere, a norma di legge, oggetto di tutela e di vigilanza. E l’amministrazione regionale con il proprio personale, in possesso del tesserino di pubblica sicurezza, esercita tale funzione.
Tutto ciò al di là e indipendentemente se un sito incassa più o meno denaro. Un esempio su tutti è dato dalla vicenda avvenuta recentemente sul monte Adranone, nel comune di Sambuca di Sicilia, sito archeologico ricco di testimonianze del IV secolo a. C.. Grazie alle segnalazioni del personale di tutela e vigilanza, i carabinieri hanno potuto arrestare sei tombaroli. Il sito di Monte Adranone ha incassato nel 2016 1.830 euro, certamente una cifra risibile rispetto all’inestimabile valore culturale di ciò che è stato salvaguardato, tutelato e tramandato alle future generazioni.
Bene ha fatto, in questo senso, l’assessore al ramo, Avv. Carlo vermiglio, dichiarando che “i custodi sono importantissimi e non se ne può fare a meno” e ciò per il semplice ma rilevante motivo che il nostro patrimonio culturale va innanzitutto vigilato, tutelato e salvaguardato.
La serietà professionale di un qualsiasi cronista imporrebbe, quindi, oltre a lanciare servizi di denuncia e denigratori, di comprendere a fondo il sistema dei beni culturali siciliani con il suo patrimonio diffuso su tutto il territorio regionale. Un sito ha un costo enorme che non può essere ricondotto al fatto che si abbiano incassi stratosferici ovvero nulla.
La quasi totalità dei siti in Sicilia viene tutelata e vigilata 7 giorni la settimana, 24 ore su 24. Pertanto, se questo servizio deve essere mantenuto, è necessaria la presenza, in turno, di 6 squadre con almeno 3 lavoratori (numero minimo) e ciò per garantire il rispetto del quadro normativo e degli obblighi contrattuali (orario di lavoro settimanale e mensile, congedo ordinario, riposi giornaliero e settimanale).
Nonostante un organico complessivo che potrebbe apparire enorme, tranne pochi casi particolari che andrebbero risolti, nella pratica non lo è affatto. E invero tutti i lavoratori (siano essi di categoria C, B e A regionali o della Società Servizi Ausiliari Sicilia) che prestano servizio presso i siti culturali in turno h24, lavorano mediamente dal 70% al 100% dei festivi per ciascun anno solare. Mentre il Contratto di Lavoro prevede che tale personale addetto alla vigilanza, conservazione e fruizione non debba superare il limite di 1/3 delle festività per ciascun anno solare.
Sostenere che prestano servizio 60 lavoratori presso la Casa Natale di Luigi Pirandello è, per rimanere in tema di beni culturali, un falso d’autore, anche se mediaticamente la cosa può suscitare scalpore. Infatti il personale appartenente all’area vigilanza, conservazione e fruizione, in servizio è costituito da 14 lavoratori, paradossalmente inferiore al fabbisogno necessario (18) per tutelare e vigilare un qualunque sito 24 ore su 24.
Ed ancora, sostenere che al Museo del Satiro di Mazara del Vallo non ci siano visitatori è un altro falso, infatti dal sito ufficiale del dipartimento beni culturali si rileva che nel 2016 le visite sono state complessivamente 46.747 per un incasso di €. 166.438,50.
Stabilito, pertanto, il numero minimo del fabbisogno di personale per vigilare e tutelare un qualunque sito (almeno 18 unità) si deve passare alla fase di elaborazione del fabbisogno complessivo di personale addetto alla fruizione, a seconda dell’analisi organizzativa della realtà di riferimento, dalle variabili socio-ambientali che influenzano la domanda di prestazioni e/o l’erogazione dei servizi e dal tipo di programmazione che si vuole realmente dare al sistema dei beni culturali siciliani.
A tutto questo si aggiunga che a causa dei prepensionamenti voluti dall’attuale Governo Regionale si sta verificando una drastica riduzione di personale che mette a rischio la tenuta del sistema con gravi conseguenze per una seria programmazione e sviluppo dell’immenso patrimonio culturale. Altro che fannulloni e sovrannumero di personale.


