Democrature

Nulla di più fuorviante di chi vuol fare intendere che la lotta odierna sarebbe quella fra un occidente retto da compiute democrazie liberali e un oriente consegnato nel dispotismo, con in mezzo le ‘democrature’ dell’Est europeo (quella putiniana in testa) e del medio oriente (come quella Turco-Erdoganiana), con annessi i caudillismi latino-americani. Facendone una questione ideologico-politica di diritti universali.

In campo infatti non c’è un conflitto fra democrazia e democratura. Piuttosto una lotta fra due diverse forme di democratura. Se con democratura intendiamo un regime improntato a regole formali di democrazia ma svuotate di contenuto ad opera di autocrati e oligarchie autoritarie. In una forma, quella autoritaria, le prerogative dei parlamenti sono snaturate e aggiogate al potere personalizzato degli autocrati. Nell’altra, quella neo-liberista, lo stesso effetto è ottenuto a vantaggio delle oligarchie tecnico-finanziarie e dei loro determinismi ideologico-economici. Gli esiti sono gli stessi, sebbene le oligarchie siano diverse e diverse siano le inclinazioni rispetto alle libertà civili individuali e al posto assegnato al normativismo dei valori tradizionali. Ne è comprova il fatto che quando le presunte democrazie liberali cercano di riformarsi, riconducendo la forma alla sostanza, essi inclinano a potenziare i poteri dell’oligarchia economica governante e/o a connotare in senso autocratico la premiership. Un ulteriore elemento di differenza, ad esempio, è costituito dalla cruenza dei mezzi utilizzati, sebbene l’esito che ne sorte è lo stesso. In Russia i giornalisti ostili al regime vengono fatti fuori fisicamente, qui gli si toglie lo stipendio o li si chiude in un ridotto che ricorda tanto il samizdat d’epoca sovietica. E’ perciò ridicolo imputare ad altri (i demoni putiniani) ciò che non siamo capaci di imputare a casa nostra. Draghi che da del dittatore a Erdogan oppure Biden che da dell’assassino a Putin sono come il bue che da del cornuto all’asino.