Diario di una statale in quarantena

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Marianna Sturba

Noi dipendenti pubblici, oggi abbiamo il compito di far girare l’economia, seppur minima, dei nostri paesi.
Dobbiamo ordinare cibo a domicilio, pizza, dolci, piatti pronti, gelato. Dobbiamo fare la spesa nel piccolo alimentari sotto casa perché è quello che rischia di più la chiusura futura. Dobbiamo accedere all’e-commerce dei negozi del proprio paese.
Siamo la classe di lavoratori spesso presa di petto quasi fosse una colpa in sè avere un lavoro fisso alle dipendenze dello stato, scontiamo sulla nostra pelle luoghi comuni e rabbia sociale. Allora da noi devono partire le proposte di aiuto per gli altri lavoratori.
Oggi chi può, compri una cosa in più, fosse anche un gelato, perché a te cambia poco per l’altro può essere importante. Ordina una crema che oggi non ti serve, o una maglia in più, non per spreco (chi mi conosce e sa l’attenzione che ho verso le 4 R ecologiche) ma perché oggi un acquisto in più a testa può salvare un’attività (poi chi sa usare non spreca mai).
Per il futuro, io accetto anche un prelievo mensile (sempre commisurato al quoziente familiare) per una cassa in sostegno alla piccola imprenditoria, ai commercianti, alle partite Iva, un aiuto alle categorie di lavoratori più in sofferenza.
Perché quando parlo di patrimoniale, non la penso solo per i grandi redditi che possano rendere certa un’ottima sanità pubblica e una brillante scuola pubblica, la penso in piccolo anche per noi statali, che oggi sembriamo dei privilegiati, in aiuto delle categorie più prossime a noi, per quelle categorie che vivono con stipendi simili a noi e che non avrebbero la possibilità di reggersi in piedi dopo ciò che sta avvenendo.
Anche oggi la parola d’ordine non è rabbia e fomentazione, ma sostegno e aiuto reciproco, ciò che trasforma un agglomerato urbano in comunità.

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