Ė così che si riforma la Costituzione?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giangiuseppe Gattuso
Fonte: PoliticaPrima
Url fonte: http://www.politicaprima.com/2015/02/e-cosi-che-si-riforma-la-costituzione.html

matteo_renzi_maria_elena_boschidi Giangiuseppe Gattuso – Non sono anti governativo. Non voglio esserlo. E mi sforzo pure. Parto dalla presunzione che il Governo del Paese lavora nell’interesse della collettività. Non può che essere così.

E credo pure che la responsabilità di guidare le scelte, di determinare il cambiamento sia uno degli impegni più pesanti e nello stesso tempo più entusiasmanti che possano capitare nella vita. Un grande onore e un immenso onere.

E quando tutto questo riguarda l’Italia le proporzioni assumono aspetti ancora più rilevanti. Si tratta di rimettere in moto un’economia in grande crisi, di risollevare il morale degli italiani, di frenare la deriva delle nuove povertà, di limitare ignobili privilegi e fare giustizia sociale. Insomma, cambiare, in meglio, l’Italia. un impegno enorme, quasi sovrumano. Cheil giovane narciso (come lo chiama affettuosamente Eugenio Scalfari) si è caricato sulle spalle sicuro di riuscire in questa nobile e ardua impresa.

Ma la tenacia, l’impegno più persuasivo, gli sforzi maggiori, sono stati messi in campo per cambiare 40 articoli della nostra Costituzione. Circa un terzo del totale. Che modificano fortemente l’assetto istituzionale, specialmente con la fine del bicameralismo perfetto, e la trasformazione del Senato in camera dei 100 nominati dalle Regioni.

Si tratta di modifiche sostanziali che, se portate avanti e definitivamente approvate, determinano un sensibile indebolimento del potere legislativo. Un percorso che, insieme ad una legge elettorale che da alle segreterie dei partiti il potere di nomina di un gran numero di parlamentari, spinge verso un sistema governo centrico. Un forte potere nelle mani del Capo del Governo che suscita non poche perplessità.

Ma, a prescindere dal merito delle modifiche, ancorché rilevanti come abbiamo detto, è il metodo che non convince. La fretta. I tempi contingentati. Le sedute fiume. Le forzature politiche. Le votazioni in notturna. E ci sarà pure un motivo per cui i padri costituenti hanno voluto sancire in maniera precisa le modalità di revisione della Costituzione (Art. 138). Prevedendo due successive deliberazioni a distanza di non meno di tre mesi una dall’altra. Nella seconda votazione, a maggioranza assoluta dei componenti. E, inoltre, referendum popolare, se richiesto da un quinto dei deputati o dei senatori. Ma, se nella seconda votazione di ognuna delle Camere la legge è approvata da una maggioranza di due terzi, il referendum non si celebra.

È di tutta evidenza, quindi, che le eventuali revisioni della “Carta di tutti” debba essere effettuata con ponderatezza, con la massima partecipazione, con attenta e approfondita analisi sulle conseguenze che queste potranno determinare sul futuro del sistema politico e del Paese.

patto-nazarenoE allora perché tutto questo. Perché questo sforzo enorme, perché non fare il possibile, e anche di più, per coinvolgere le altre forze presenti in parlamento. Il patto del Nazareno, la sua rottura, gli accordi sottobanco, gli interessi personali o di qualsiasi forza politica non possono e non devono determinare una così grave situazione. Che purtroppo i cittadini percepiscono da lontano e con sensibile, (a mio avviso, colpevole) distacco.

Non si può dimenticare, inoltre, che i numeri parlamentari non rispecchiano l’esito del voto del 2013 perché drogato da una legge elettorale (Porcellum) dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. E nemmeno che il Partito Democratico non vinse quelle elezioni così come non c’era nessun programma elettorale che prevedeva tutto questo.

Sergio MattarellaNon è piacevole assistere agli scontri parlamentari di questi giorni. Alle battaglie campali come se non ci fosse un domani. A votazioni effettuate nelle ore piccole, dalla sola maggioranza. E all’abbandono degli scranni parlamentari da parte di tutte le opposizioni. No. Non è questo il modo migliore per modificare la Costituzione. Non è così che la Politica riacquista la fiducia dei cittadini. Chi può, e chi deve, intervenga. Il Paese ne ha urgente bisogno.

15 febbraio 2015

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