Fonte: La stampa
Elsa Fornero: “Pensioni, un trucco per aumentare l’età senza comunicarlo”
Elsa Fornero mette subito in chiaro come funziona l’adeguamento delle pensioni alla speranza di vita: «C’è una legge che risale al governo Berlusconi, diciamo la verità. Io mi sono presa tutte le accuse ma l’indicizzazione dell’età e dell’anzianità all’aspettativa di vita è una misura introdotta da Sacconi e Tremonti nella loro ultima legge di bilancio del 2011».
Con l’emergenza Covid nel 2020, ricorda, «l’aspettativa di vita è stata giustamente congelata, anche se forse in quel momento sarebbe stato giusto anticipare l’età di pensionamento e ridurre l’anzianità visto che l’aspettativa era in riduzione».
Nel 2026 questo congelamento finisce, ma «il Parlamento ha la possibilità di bloccarlo di nuovo, se cresce è perchè l’Inps applica la legge. Il governo e la ministra Calderone sono al corrente di queste cose, stupisce il fatto che la notizia dei tre mesi in più per andare in pensione nel 2027 e i cinque necessari nel 2029 esca in maniera surrettizia».
L’Inps smentisce l’applicazione dei nuovi requisiti? «Tutto dovrebbe essere più trasparente. L’istituto di previdenza è obbligato ad adempiere alla legge, la legge non la fa l’Inps. Il modo è un po’ strano, sembra che la cosa sia un po’ sfuggita di mano».
L’ex ministra del governo Monti, al telefono con La Stampa, ricorda la campagna elettorale del centrodestra che prometteva di abolire la sua legge sulla riforma delle pensioni: «Tutti quei governi che volevano far finta di ridurre l’età di pensionamento hanno introdotto le finestre che secondo me sono dei trucchetti, un modo non trasparente con cui si aumenta l’età senza prendersene la responsabilità. Al lavoratore che matura i requisiti per andare in pensione vengono aggiunti altri mesi prima di lasciarlo uscire».
Ma questo è solo un esempio di ciò che si è detto negli ultimi anni. La Lega aveva garantito che dopo Quota 100 sarebbe arrivata a Quota 41, ovvero che il lavoratore sarebbe potuto andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.
Nonostante l’ultima manovra si sia limitata a rinnovare per un anno le misure sulla flessibilità pensionistica, il segretario della Lega ha rilanciato la proposta di “smontare” la legge Fornero entro la legislatura. «Salvini non guarda i numeri, non legge quello che il ministro Giorgetti e la Ragioneria scrivono. Nei documenti del Tesoro è scritto chiaramente che con la nostra demografia noi non possiamo permetterci di ridurre l’età di pensionamento. Salvini continua a ripetere la sua propaganda ma non ci crede più nemmeno lui», sottolinea l’ex ministra.
«Stiamo celebrando molto il fatto che abbiamo il 62,3% di tasso di occupazione, questo è anche dovuto al fatto che l’età di pensionamento si è alzata. La storia che era tanto cara a Salvini, e a Conte, che sarebbero arrivati tre nuovi assunti per ogni nuovo pensionato con Quota 100 si è rivelata un fallimento. Bisogna dunque far lavorare sia le persone anziane che sono in grado di farlo, quindi che sono in buona salute, sia quelle giovani, e anche le donne che sono ancora quelle con un tasso di occupazione tra i più bassi in Europa, soprattutto nel Mezzogiorno».
Un altro dibattito che ha rivelato l’inconsistenza delle promesse elettorali alla prova dei fatti è stato il mancato aumento degli assegni minimi. Fornero lo spiega così: «Da un lato gli esponenti del centrodestra vogliono rendere tutto più generoso, dall’altro sanno che non ci sono le risorse, quindi la loro è una mancanza di coraggio nei confronti dei cittadini perché nei momenti in cui i soldi non ci sono non si possono promettere aumenti generalizzati delle pensioni, riduzioni di carico fiscale e né che si anticiperà l’età di pensionamento perché le risorse non sono sufficienti.
A meno che uno dica, per esempio, “tassiamo i patrimoni”, questo sarebbe coraggioso, però non ce l’hanno questo coraggio».
L’ex ministra giudica positivo l’intervento approvato in manovra che consente di cumulare la pensione maturata con quella integrativa per raggiungere un assegno che assicuri «una certa sicurezza finanziaria». Ci sta, quindi, in questo caso, alzare il numero dei contributi da 20 a 25 e innalzare l’importo minimo di accesso a tre volte l’assegno sociale, rispetto alla soglia di 2,8.
Si tratta del primo passo di ciò che sarà la flessibilità «con il metodo contributivo a partire dal 2030. Quella flessibilità sarà tra 64 e 71 anni. Questo vuol dire che se una persona a 64 anni avrà maturato una pensione sufficiente potrà lasciare il lavoro, come peraltro era già previsto dalle norme».
Quando il contributivo sarà a regime, spiega Fornero, «la gente potrà scegliere di andare in pensione, ma bisognerà aver accumulato un ammontare di contributi che ti permetta di lasciare il lavoro. Sarà una flessibilità non a carico della collettività ma pagata da ciascuno».


