
Intervista su La Stampa a Enrico Letta
di Annalisa Cuzzocrea
Guerra in Ucraina, Letta: “Sanzioni durissime per la Russia e l’Ue sospenda il patto di stabilità”
Enrico Letta, quali sanzioni possono fermare l’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin?
«Le più letali per l’economia russa. Ma devono arrivare da tutti i Paesi europei, non può esistere alcuna divisione, perché avallerebbe la propaganda diffusa da Mosca. Quel che Putin vuole far credere è che le misure che imporremo danneggeranno più il nostro Paese che la Russia e che quindi tanto vale lasciargli campo libero. Non è così».
Germania, Italia, Ungheria e Cipro starebbero però bloccando la decisione di far uscire la Russia dal circuito finanziario Swift. Siamo già divisi?
Lei ha chiesto a tutti i partiti di smetterla con i distinguo e di stare dalla parte dell’Ucraina e della Nato. La Lega, dopo aver resistito proprio sulle sanzioni, ha finalmente espresso una condanna durissima. Non è troppo tardi?
«Quello che sta succedendo ridisegna la geografia mondiale del sovranismo e lo consegna esclusivamente ai Paesi autocratici. È vero che negli ultimi anni in democrazie come Italia, Francia, Germania, è cresciuta una certa attrazione per putinismo e trumpismo. Ma credo che l’aggressione all’Ucraina possa cancellare di colpo questo fenomeno. Putin ha sottovalutato l’effetto del suo gesto: i sovranisti, dopo aver perso Trump, perdono anche il presidente russo come punto di riferimento».
Giorgia Meloni è a un convegno in Florida con Donald Trump, che ha detto: «Putin è un genio».
«Questa vicenda non si chiude oggi, durerà nel tempo: saranno gli atti conseguenti delle forze politiche a dire da che parte stanno. Mi aspetto che in aula, di fronte al presidente del Consiglio, ci sia un Parlamento per la prima volta unito, da destra a sinistra, nel rifiuto di Putin e nella difesa della democrazia, della libertà e dei valori europei. Siamo davanti a una riscoperta del valore della democrazia. Che dobbiamo preservare dagli atteggiamenti di chi in questi anni ha ammiccato al concetto dell’uomo forte, crollato di fronte ai bombardamenti e all’ingresso delle truppe russe in Ucraina».
Non crede che l’intero sistema politico debba fare autocritica? Ci sono da una parte i sovranisti, che hanno flirtato con l’ideologia putiniana. Ma anche gli altri partiti e i governi hanno inseguito affari e pragmatismo fingendo di non vedere le uccisioni di dissidenti e giornalisti liberi, gli espropri degli avversari, la compressione dei diritti.
«È oggettivamente così. C’è stato un ritardo nella risposta, in parte dovuto al fatto che la Russia è un grande Paese con cui l’Italia ha un’importante tradizione di scambi economici e culturali. È anche vero però che Putin è cambiato: la vera svolta credo sia avvenuta negli ultimi mesi, dopo il rovinoso ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. E per motivi interni russi che ancora non conosciamo: c’è una parte di mistero in questa vicenda, una vena di follia che non avevo mai visto nelle azioni di Putin».
Stiamo pagando quella fuga dall’Afghanistan?
«Ha dato al mondo l’idea che l’Occidente non fosse più in grado di mettere gli stivali sul terreno. Ma Biden si è preso una sorta di rivincita: bisogna però dare atto all’intelligence americana di aver funzionato. Hanno visto quel che stava per succedere e ci hanno messo in guardia».
Non è servito a molto.
«La Russia ha avuto il sostegno attivo solo di Bielorussia e Pakistan e una reazione negativa del resto del mondo. Questo conta».
Davvero le sanzioni possono indurlo al ritiro?
«Giocheranno un ruolo fondamentale Cina e India. Se Putin ha davanti a sé solo l’occidente classico, è possibile tiri dritto. Se invece la Cina lo abbandona, come sarebbe suo interesse, non può farcela».
Ma quelle stesse sanzioni rischiano di ritorcersi contro di noi?
«Dobbiamo prima di tutto pensare a cosa accadrebbe se Putin avesse mano libera. Non si fermerebbe all’Ucraina, passerebbe ai Paesi baltici. Quel che vuole è una destabilizzazione del mondo. A essere in gioco, prima di ogni cosa, sono la democrazia e la libertà. E siccome questa vicenda è globale i Paesi europei devono pensare immediatamente ad allungare la scelta della sospensione del patto di stabilità europeo. Questa crisi azzopperà l’economia del 2022, che doveva essere di ripresa dopo il Covid. Per questo non possiamo immaginare di ritornare a quelle regole ferree. Dobbiamo mettere sanzioni durissime e sospendere il ritorno del patto di stabilità per poterle sostenere. In più, l’Europa deve far nascere un’Unione dell’energia».
Per essere indipendente dal gas russo?
«Esattamente».
Il Pd è andato in piazza già due volte, ma non si vedono grandi mobilitazioni. Perché?
«In questi anni non abbiamo contrastato adeguatamente una disinformazione secondo cui l’Ucraina era un pezzo di Russia e Putin si riprendeva quel che era suo. Non è così, ma non è la prima volta che capita: lo abbiamo visto in Bielorussia, in Kazakhistan. Quest’evento è il più importante della storia recente e tocca l’esistenza di centinaia di migliaia di persone che vivono accanto a noi. Il dibattito non può concentrarsi sulla necessità di evitare sanzioni per non essere danneggiati».
Si rischia una catastrofe umanitaria con milioni di profughi.
«E dovremo accoglierli perché democrazia e libertà sono valori non negoziabili. In questo caso dobbiamo dire: prima gli ucraini».
La Nato si è allargata troppo a est provocando questa reazione?
«È l’opposto. Quello che è successo dimostra che la Nato doveva fare entrare l’Ucraina prima. E che l’alleanza atlantica serve perché la democrazia va difesa: di fronte a Putin è giusto difendere l’est perché il ragionamento fatto lunedì dal presidente russo mette in pericolo tutti: cambia la storia, la geografia e l’economia del nostro continente. Abbiamo integrato l’Europa centro-orientale, Budapest, Vilnius, Varsavia, non possiamo tornare indietro. Non è accettabile il ragionamento di chi vuole tornare alla guerra fredda».
Matteo Renzi propone l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel come inviato speciale Nato e Ue. Che ne pensa?
«Sono assolutamente favorevole a tutto quel che Merkel potrà fare in futuro, è una risorsa importante e va usata. In Italia abbiamo anche un ex presidente della commissione europea che è una grande risorsa e sarebbe in grado di svolgere un compito del genere: Romano Prodi».



