Autore originale del testo: Fausto Anderlini
Il cacciavite elettorale
Per quanto agli antipodi la mia simpatia per Arturo non è mai venuta meno, anche adesso che ormai non ci si vede più. Sul tema, malgrado la malizia e intenti tutt’affatto diversi dai miei, ha ragione da vendere: senza un sistema elettorale maggioritario non si va da nessuna parte, se non nella melassa indistinta del neo-centrismo.
La linea di Letta è del tutto ragionevole. Cercare di fare del Pd il pivot di un campo largo di alleanze ostile alla destra. Alternativa non c’è, ameno di non mettere in conto lo sfarinamento totale del Pd. Una linea che sembra ritornare al pre-Ulivo del 1996 se non all’esperimento iper-coalizionale del 2006, scaricando definitivamente ogni illusoria vocazione ‘maggioritaria’. Una linea – va detto a smentita degli interpreti – più dalemiana (di D’Alema, non di Prodi, fu il capolavoro elettorale del ’96) che prodiana. Prevedendo un centro sinistra con diversi trattini, laddove il prodismo ne ha sempre postulato l’annullamento. Trovando infine in Veltroni il più coerente attuatore.
Tuttavia l’abbandono dell’utopia nefasta ed autarchica del partito maggioritario abbisogna, per nulla paradossalmente, di un sistema elettorale a orientamento maggioritario. Anche lasco e ambivalente come l’attuale rosatellum. Insomma qualcosa che comunque incentivi ad alleanze in sede elettorale, ovvero pre-parlamentare. Magari accompagnato con norme, come ha giustamente richiamato Letta, che inibiscano i cambi di casacca in corso d’opera.
Non da oggi io sono relativamente scettico rispetto al proporzionalismo perorato da molti compagni e ripreso da Zingaretti (seppure, nel turbinio del taglio dei parlamentari, in chiave più tattica che sostanziale). Senza partiti ideologicamente definiti e socialmente radicati il proporzionalismo, essendo del tutto improbabile una loro reincarnazione, non può che risolversi in un mercimonio permanente.
In Italia un’alleanza plurale basata sulle due gambe dei 5S a guida contiana (sorta di grunen all’italiana) e del Pd lettiano-zingarettiano può reggere il confronto territoriale con le destre e vincere in larga parte del paese, Al sud e al centro, in particolare. Lo stesso sovraccumulo di potenza della destra nel nord-est ne inibisce la competitività nel resto del paese. Solo un sistema a orientamento maggioritario e uninominalistico permette di massimizzare le sinergie da alleanza sul territorio. Oggi come oggi, solo Italia Viva e i vari interpreti del centrismo sono interessati a un sistema proporzionale. Non certo perchè permette di affinare la rappresentanza, ma in quanto consente le ‘mani libere’.
Malgrado tutti i commenti pelosi dei corifei di lor signori si affannino a descrivere Letta come un pargoletto di Draghi, la linea tracciata va nella stessa direzione di Zingaretti. Il cd. ‘allievo di Andreatta’ ha infatti ricordato che una volta esaurito il ‘motore’ del governo Draghi (la sua benzina si esaurirà presto) si andrà alle urne. Ed è questo lo step decisivo.
Indietro tutta.


