Francesca Albanese, relatrice Onu per Gaza sanzionata dagli Usa: «I potenti puniscono chi difende i senza voce. Ho denunciato un genocidio, Non mi fermerò»
Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per Cisgiordania e Gaza, ha reagito all’annuncio di sanzioni da parte dell’amministrazione Trump con un post su X: «I potenti puniscono chi parla per i senza voce, non è un segno di forza ma di colpa».
Mercoledì, nel tentativo di colpire chi critica la guerra di Israele a Gaza, durata ormai 21 mesi, il Dipartimento di Stato Usa ha sanzionato Albanese, funzionaria indipendente incaricata di indagare sugli abusi dei diritti umani nei Territori palestinesi.
In altri post di giovedì, Albanese ha scritto: «Restiamo uniti, a testa alta», invitando la comunità internazionale a non distogliere lo sguardo da Gaza: «Tutti gli occhi devono restare puntati su Gaza, dove i bambini muoiono di fame tra le braccia delle madri, mentre padri e fratelli vengono fatti a pezzi dalle bombe mentre cercano cibo».
Intervistata in diretta da Middle East Eye, Albanese ha dichiarato: «Sembra di aver toccato un nervo scoperto. Ma la mia preoccupazione è che a Gaza si continua a morire mentre noi parliamo, e l’Onu è totalmente impotente a intervenire».
Avvocata per i diritti umani, Albanese è una delle voci più ferme nel denunciare quello che definisce un “genocidio” condotto da Israele a Gaza: un’accusa sempre respinta con forza sia da Tel Aviv che da Washington. Israele deve però rispondere di accuse di genocidio alla Corte internazionale di giustizia e di crimini di guerra alla Corte penale internazionale (CPI).
Le sanzioni contro Albanese rappresentano un precedente pericoloso, ha commentato un portavoce di António Guterres, segretario generale dell’ONU, ricordando che i relatori speciali non rispondono a lui e operano in modo indipendente. Anche il presidente del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, Jürg Lauber, ha espresso rammarico per la decisione di Washington e ha chiesto agli Stati membri di collaborare con i relatori e di non intimidirli.
Volker Türk, Alto commissario Onu per i diritti umani, ha chiesto di fermare “attacchi e minacce” contro funzionari delle Nazioni Unite e di altre istituzioni internazionali, come la CPI, i cui giudici sono stati anch’essi sanzionati dagli USA.
Nelle ultime settimane Albanese ha sollecitato sanzioni contro Israele per fermare i bombardamenti su Gaza, sostenendo anche l’incriminazione del premier Netanyahu per crimini di guerra. In un recente rapporto ha accusato alcune aziende statunitensi di sostenere l’occupazione israeliana.
Il segretario di Stato Usa ha motivato le sanzioni definendo le denunce di Albanese “una campagna di guerra politica ed economica contro Stati Uniti e Israele”. L’amministrazione Trump, da mesi, conduce una vasta campagna per zittire le voci critiche verso Israele, arrivando anche ad arrestare e deportare studenti e docenti americani coinvolti in proteste pro-Palestina.
In una dichiarazione rilanciata da AFP ha spiegato: «È un primato: sono la prima persona dell’Onu a subire delle sanzioni… per cosa? Per aver denunciato un genocidio? Per aver smascherato un sistema? Non hanno mai contestato nel merito ciò che ho detto. Ho dato a queste aziende l’opportunità di smentirmi o correggermi. Invece sono andate a lamentarsi con l’amministrazione statunitense, chiedendo di trattarmi come trattano loro. Va bene così. Questo dice molto su chi sono. Io continuerò a fare quello che devo fare. Certo, sarà una sfida. Ma quello che voglio dire è: sono solo un essere umano. Non vengo nemmeno pagata per fare quello che faccio. Sto mettendo in gioco tutto quello che ho. Se io posso farlo, allora anche voi, la vostra gente, i vostri politici, la mia gente possono fare almeno questo. Insieme possiamo resistere a questa pressione».


