di Luigi Altea 5 maggio 2016
Forse Corrado Augias ha dimenticato come sono le ragazze all’età di 18 anni. Ma se le ricorda più o meno come era la povera Fortuna Loffredo, evidentemente non avevano 18 anni, ma molto meno della metà.
Augias, col passare degli anni, si è rinchiuso in uno spazio tutto suo, a misura di tribunale.
Uno spazio nel quale ha preso posto dalla parte della ragione e del potere, e dal quale troneggia moraleggiando soprattutto sulla povera gente.
Mi ha fatto impressione, martedì sera, il suo sguardo, mentre puntava col dito la foto della bimba abusata e uccisa.
Non era lo sguardo di chi vede le ferite delle vittime e se ne lascia ferire…Non era lo sguardo amorevole, che accarezza la povertà e il bisogno, per scoprire o rimpiangere i talenti…
Era lo sguardo, indaginoso e freddo, dell’inquisitore alla ricerca di chissà quali nefandezze, attraverso gli innocenti boccoli di una piccola martire.
Davanti a un Floris consenziente, alla fine la mamma di Fortuna è stata imprigionata in un giudizio senza scampo e senza perdono.
Povero Corrado Augias, gran giornalista…d’inchiesta. Scopritore specializzato di pagliuzze, negli occhi di persone assenti e indifese.
Il pubblico ha anche oscenamente applaudito…Ed è stata la più grande vergogna dell’intera trasmissione: riuscire a far perdere il senso delle proporzioni, rovesciare il binocolo…Per cui l’orrendo crimine degli abusi e l’assassinio apparivano piccoli piccoli e lontani lontani, mentre il viso sbarazzino della vittima emergeva grande grande e vicino vicino, affinché gli sguardi della malizia potessero accanirsi, e scorgervi ogni possibile punto di fragilità che permettesse le più malevole insinuazioni.
Caro, si fa per dire, Augias, per conoscere i bambini non basta guardare, seduti in poltrona, una loro fotografia.
Per conoscere i bambini è necessario guardarli da vicino, occhi negli occhi.
E per guardarli da vicino bisogna prima inginocchiarsi.


