Gli eroi, la ripartenza e le tasse
Ho già detto che medici e infermieri non sono eroi. Ma lavoratori che fanno il loro mestiere con rischio, sacrificio, per di più malpagati. Se proprio volessimo essere loro riconoscenti, dovemmo aumentare la loro paga e migliorare le loro condizioni di lavoro, invece di applaudire (soltanto) dai balconi. Chiarito questo punto vengo al dunque.
Oggi Del Rio ha spiegato in una intervista che se la fase uno ha avuto come “eroi” gli operatori sanitari, la fase due vedrà invece sugli altari gli imprenditori, a cui affidiamo le sorti del Paese, a cui chiediamo di riportare l’economia alla sua massima funzionalità. Con tutto il rispetto, ma come gli è venuto in mente? Già la parola ‘eroe’ non si addice, sembra quasi una presa in giro, ma poi davvero il lavoro, il lavoro in genere, non dovremmo proprio calcolarlo e non dovremmo proprio pensarlo come motore della ripartenza? Solo gli imprenditori? E i lavoratori, quelli che ci mettono sudore, fatica e paghe basse, non contano nulla, sono le solite comparse?
Dovrebbe essere chiaro, invece, che se la fase uno non ha prodotto il crollo della sanità e dei servizi è stato per chi anonimamente, armato di mascherine e guanti, ha garantito la cassa nei supermercati oppure le videolezioni da casa con mezzi propri, oppure le pulizie, le cure e l’assistenza. Se anche la fase due avrà un esito positivo, anche qui io volgerei lo sguardo ad altre donne e altri uomini sconosciuti, che con mascherine e guanti (se glieli forniranno), torneranno in fabbrica e sui cantieri, nelle officine e nei magazzini, a macinare produzione mentre i capitani di industria resteranno al sicuro da qualche parte (non tutti, ovviamente, non intendo generalizzare), nei loro bunker antivirus.
E poi, fatemelo dire, se proprio ci fossero eroi da celebrare, se proprio non ne facessimo a meno di citarli, io non escluderei che i veri eroi siano quelli che pagano le tasse sempre e senza sconti (in gran parte proprio i lavoratori di prima). È grazie a queste tasse che abbiamo trovato i soldi per sostenere la sanità, distribuire (giustamente!) sussidi a chi ne ha bisogno (dai professionisti, agli artigiani, ai chi ha perso il lavoro, a chi era già disoccupato), realizzare opere pubbliche, consentire il normale svolgimento della vita democratica. È grazie a esse che oggi c’è una speranza ed è ancora possibile pensare in senso collettivo. Questi lavoratori, questi pensionati, queste persone umili e perbene continueranno a pagare nonostante la crisi, l’epidemia, il virus, e lo faranno senza sconti, perché sennò finisce tutto. Ricordatevelo quando sollevate gli altari per gli eroi che eroi (per le ragioni che ho detto) non sono. Lo ricordo spesso: Tebe dalle Sette Porte l’hanno costruita gli schiavi, anche se sulle porte ci sono i nomi dei Re.


