Grecia, le idee confuse di Berlino e Washington

per Gabriella
Autore originale del testo: Gabriele Pastrello
Fonte: Il Manifesto
Url fonte: http://ilmanifesto.info/grecia-le-idee-confuse-di-berlino-e-washington/

Grecia. L’impazzimento forse neppure conscio, e quindi pericolosissimo, di questi gruppi dirigenti europei è tutto racchiuso nelle parole di Dijsselbloem: «Dobbiamo salvaguardare la stabilità dell’eurozona». Come pensa di salvaguardare la stabilità europea? Precipitando Grecia e Europa nel caos di quelle acque inesplorate che Draghi inascoltato ha evocato tempo fa? Se c’è qualcosa che minaccia la stabilità è il default greco.

Siamo al 27 luglio 1914? Cioè, alla vigi­lia di un passo che ci get­te­rebbe in una nuova cata­strofe euro­pea e non solo, come allora? I segnali che giun­gono da Bru­xel­les sono poco ras­si­cu­ranti. Non tanto e non solo per le parole da rot­tura defi­ni­tiva. Bensì per l’altalena che le ha pre­ce­dute. Solo lunedì scorso la riu­nione dell’Eurogruppo si era chiusa con un quasi-accordo, che tutti davano per sicuro a fine set­ti­mana. Invece, il giorno dopo, il testo che il giorno prima era non-inaccettabile, diventò da riget­tare senza riserve.

Inol­tre, una let­tura attenta del testo «cor­retto» dalle «isti­tu­zioni» mostra che le cor­re­zioni erano sì dure e pun­ti­gliose, ma non insor­mon­ta­bili. In realtà i com­men­ta­tori si era atte­nuti non al testo ma alle dichia­ra­zioni dalla Lagarde a Schäu­ble, pas­sando per Dijs­sel­bloem e Tusk. Dichia­ra­zioni, inat­tese, di chiu­sura totale.

L’impazzimento forse nep­pure con­scio, e quindi peri­co­lo­sis­simo, di que­sti gruppi diri­genti euro­pei è tutto rac­chiuso nelle parole di Dijs­sel­bloem: «Dob­biamo sal­va­guar­dare la sta­bi­lità dell’eurozona». Come pensa di sal­va­guar­dare la sta­bi­lità euro­pea? Pre­ci­pi­tando Gre­cia e Europa nel caos di quelle acque ine­splo­rate che Dra­ghi ina­scol­tato ha evo­cato tempo fa? Se c’è qual­cosa che minac­cia la sta­bi­lità è il default greco.

E allora ci si chiede: ma hanno chiare le con­se­guenze? Pen­sano dav­vero che con Por­to­gallo e Ita­lia peri­co­lanti, e Irlanda e Spa­gna solo nella pro­pa­ganda sto­rie di suc­cesso, sia affron­ta­bile la ripe­ti­zione di un assalto ai debiti sovrani? Pen­sano dav­vero che, con le ten­denze cen­tri­fu­ghe emerse in tutte le ele­zioni l’umiliazione totale della Gre­cia le reprima e non le fac­cia invece esplo­dere? Pen­sano dav­vero che una Gre­cia messa con pre­po­tenza con le spalle al muro non accetti le proposte di aiuto russo domani?

Pen­sano dav­vero che il caos ucraino, cau­sata dall’aver appog­giato la diri­genza di Kiev, di un paese in fal­li­mento, inqui­nata da una pre­senza filo­na­zi­sta, inca­pace di con­trol­lare il suo ter­ri­to­rio, e che vede nel con­fronto armato con la Rus­sia l’unica pos­si­bi­lità di soprav­vi­venza, possa essere sta­bi­liz­zato dall’apertura di un arco di crisi che dall’Ucraina arriva alla Gre­cia, via Serbia?

Che non si chiude con i tanks, ma con i mis­sili? E allora ci si chiede se quel con­vi­tato di pie­tra, gli Usa, che ripe­tu­ta­mente nel 2011 e nel 2012 aveva impe­dito all’ostinazione tede­sca di pre­ci­pi­tare l’Europa e la finanza mon­diale nel caos, con­vin­cendo la Mer­kel ad appog­giare la linea Dra­ghi del wha­te­ver it takes, siano dav­vero deter­mi­nati a impe­dire oggi che si apra l’arco di crisi nel fianco Est della Nato? E se anche lo fos­sero, sono dav­vero in grado di imporlo? (Obama, oggi, governa?). La sen­sa­zione è che non a Bru­xel­les, ma nep­pure a Ber­lino o Washing­ton, ci siano teste fredde per affron­tare la crisi.

Sarebbe ora che comin­cias­simo a orga­niz­zare un forte voce di appog­gio della sini­stra ita­liana alla Gre­cia. Per rin­gra­ziarla di quello spi­rito del 28 otto­bre 1940 che, come ha ricor­dato Varou­fa­kis, sostenne la Gre­cia nel rifiu­tare l’ultimatum ita­liano; così come oggi può soste­nerla nel rifiu­tare quello europeo.

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