Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il Conte-ter e la classe dirigente all’assalto dei miliardi europei
Concentro lo sguardo sulla prima pagina di Repubblica, uno dei giornali della Fiat. Titolo principale: “Prove di Conte-ter”, dove si dà l’idea che la cosa è imminente. Poi Stefano Folli, che apre il suo commento così: “Una certa parte dell’opinione pubblica si domanda perché le tensioni politiche sono così forti”. Già. Infine Diamanti, a sua volta, racconta “di un certo grado di stabilità nelle opinioni degli italiani verso i partiti e il governo”. Dunque? Perché il Conte-ter? Perché dovrebbe esserci una crisi, se l’opinione pubblica e le persone alle prese col Covid ne sarebbero disorientate e (secondo Diamanti) si mantiene stabile il consenso verso le forze politiche e dunque verso lo stesso esecutivo? MIstero. Il governo dovrebbe cadere, ma non si sa perché. O meglio, si sa, perché Renzi fa da testa d’ariete agli appetiti dei potentati, il PD è incerto sul da farsi, perché le lobby e le testate editoriali che le esprimono sono decise ad arraffarsi la loro parte sostanziosa di gruzzolo europeo, perché in questo Paese (Covid o non Covid) le cose non cambiano affatto, gli interessi di parte rialzano sempre la testa e i potentati continuano a prevalere pure dinanzi ai morti, alla sofferenza e alla speranza di cambiamento legata anche al Recovery Fund.
Grande responsabilità, dinanzi a questo marasma delle classi dirigenti, ce l’ha la stampa, il gruppo Repubblica in particolare. Ma voi assegnereste credito a un giornale che SULLA STESSA PRIMA PAGINA racconta che si va verso il cambio di governo (con malcelata soddisfazione), ma ci spiega che i cittadini non hanno mutato orientamenti e consenso, nonostante lo spaesamento provocato da questa orribile manovra politica tutta di vertice, come se la democrazia non esistesse o si riducesse a un balletto dove in prima fila zompa la marionetta renziana? Oggi scontiamo l’assalto ai media effettuata da Lor Signori, la carta stampata diventata un tatzebao, le tv e i talk show tramutati definitivamente in luoghi dove contano solo gli ascolti invece della verità, per quanto giornalistica. E scontiamo l’assenza di un grande partito della sinistra, che superi sia la frantumazione generale sia la debolezza e l’inadeguatezza del PD. Scontiamo una lacuna politica, un vuoto, nel quale precipita il populismo dei media e quello della destra. Un abisso dove l’Italia potrebbe presto sprofondare (nonostante i 209 miliardi). Questo è. Intanto godetevi le anticipazioni-auspici di Repubblica e degli altri, con Renzi possibile ministro, e prendetevi un Maloox per placare l’acidità indotta dal cosiddetto ‘rimpasto’.