Fonte: Il Fatto Quotidiano
Il generale Mini: “Ma l’Ucraina non sta salvando l’Europa (e gli Usa nemmeno)”
Tra le varie vulgate che si stanno diffondendo sulla guerra in Ucraina, s’impone quella che richiama alla presa d’atto che l’Ucraina stia difendendo l’Europa essenzialmente perché “dopo toccherà a noi”. Per questo dobbiamo mandare armi controcarro, ma non solo, dobbiamo mandare aerei da bombardamento come anteprima dell’operazione di punizione strategica che gli Stati Uniti, la Nato e l’Unione europea devono prepararsi a condurre per ricacciare i russi dall’Ucraina e possibilmente spingerli oltre gli Urali, il confine naturale tra Europa civile e Asia barbara. Le forze ucraine civili e volontarie (dell’esercito regolare non si parla mai) starebbero eroicamente sacrificandosi per consentire agli americani d’intervenire e liberare ancora una volta l’Europa. E, di nuovo, insorti e “resistenti” potranno essere le fanterie della Nato utili anche a fare cose che ufficialmente le democrazie non possono fare. D’altra parte è dovere degli europei riconoscere che sono stati salvati e liberati dagli Stati Uniti e quindi ora devono restituire il debito combattendo in prima linea al fianco dell’Ucraina. I ragionamenti non fanno una piega. Nel caos della narrazione a senso unico che detiene il monopolio dei nostri cervelli tutto è legittimo. Rimane però da chiarire che tra i principali alleati che hanno liberato l’Europa dal nazismo e dal fascismo c’erano anche i russi e con loro gli ucraini a metà comunisti e metà nazisti. Se non ci fossero stati i russi i lager sarebbero stati coperti per sempre. Molti americani ed europei ancora oggi non credono alle immagini di Auschwitz. Durante gli ultimi anni di guerra Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti non volevano liberare l’Europa, e nemmeno volevano “soltanto” la debellatio della Germania: ne volevano la distruzione completa. I bombardamenti a tappeto sulle città tedesche avevano molto a che fare con la distruzione totale piuttosto che la neutralizzazione della capacità bellica. Alla fine della guerra Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione sovietica approvarono il piano Morgenthau (Segretario al Tesoro Usa) che intendeva far tornare la Germania alla “pastorizia”. Morgenthau già prima dell’ingresso statunitense in guerra aveva predicato la distruzione del popolo tedesco e della sua capacità produttiva e riproduttiva. Nella pratica, la direttiva JCS 1067 dei comandi militari alleati di occupazione applicava, anche se in versione ridotta, le proposte di Morgenthau. Di fatto nell’immediato periodo postbellico le epurazioni, le criminalizzazioni e le spoliazioni del patrimonio industriale tedesco si aggiunsero alle distruzioni belliche. In quel periodo furono registrati oltre 100.000 suicidi fra la popolazione tedesca e all’inizio del 1947 quattro milioni di soldati tedeschi erano ancora utilizzati per lavori forzati in Gran Bretagna, Francia e Unione sovietica. La prostrazione della Germania impediva però qualsiasi tentativo di risollevare il resto dell’Europa e quindi eliminava la fonte di illimitati guadagni che il dopoguerra doveva portare agli Stati Uniti. Il piano Morgenthau fu sostituito dal piano Marshall e la gestione degli aiuti alla ricostruzione divenne la priorità statunitense. Quando gli americani si resero conto che senza Germania non si sarebbe mai potuto guadagnare un dollaro dall’Europa e consapevoli che essa non poteva essere delegata al compito per l’ovvia opposizione della Gran Bretagna e dell’Unione sovietica, fu dato sostegno all’idea europea di una qualche forma di unitarietà. Allo stesso tempo si accentuò l’ostilità nei riguardi dell’Urss e si cominciò a parlare di minaccia espansionistica e contenimento militare. Allora, come oggi. In realtà si trattava della continuazione della guerra economica e finanziaria intrapresa prima della guerra nelle parti del mondo che non avevano più né economia né finanza. Dalla fine della guerra fredda e in particolare con l’istituzione della moneta unica, l’Unione europea è apparsa non solo come cliente e nemmeno come alleato (il nemico di oggi sarà il cliente di domani e l’alleato di dopodomani), ma come competitore. E in una mentalità prettamente mercantilistica come quella anglo-sassone la competizione è bene accetta solo se sei il più forte. Lo disse Clinton, molti anni fa. L’Ucraina non sta salvando l’Europa, sta cercando di salvare sé stessa e in questo l’Europa deve aiutarla a riflettere sul suo futuro e sul nostro. Non c’è Ucraina senza Europa e viceversa, ma la strada che stiamo percorrendo va verso l’annullamento di entrambe, da parte di entrambe.


