Il partito del Conte

per Gabriella
Autore originale del testo: Fausto Anderlini
Il partito del Conte
Ieri mi sono sciroppato in streaming il discorso di Conte, atteso come quello del Re balbuziente e devo dire che la mia ammirazione per quest’uomo è cresciuta ancora. Che dire infatti di un ex Presidente del Consiglio spodestato con una ignobile campagna mediatica e il colpo di mano di un farabutto, che invece di trarsi in disparte sdegnoso e imbronciato come Cincinnato oppure di frignare come un bambino cui è stato tolto il giocattolo, si ingaggia nell’improba e faticosa impresa di ‘rifondare’ un partito ? Un uomo abituato a dialogare, con fascino e profitto, con la Merkel, Macron e altri grandi statisti che si prende a mano con impegno le beghe dei regolamenti da approvare, dei parlamentari da ricollocare e dei conti in sospeso con Casaleggio ? Clamoroso ! Un leader politico di fresca esperienza istituzionale che si occupa di forme organizzative. Neanche fosse il Togliatti del ‘partito nuovo’.
Quanto ai contenuti e ai messaggi dai quali è possibile risalire a un qualche identikit della forza in divenire se le novità non sono straripanti ci sono cose degne di nota. Gli accenni al primato della ‘persona’, all’ecologismo, al problema dell’uguaglianza (declinato in chiave più socio-demografica che di classe), alla legalità e alla cittadinanza attiva – quali capitoli della Carta fondamentale in progress – lasciano intendere la proposta di una forza valoriale post-ideologica che raccoglie elementi della stagione post-materialista e li declina nel segno di un repubblicanesimo radicale, sebbene attento al sub-strato sociale. Nel solco del liberal-socialismo e dell’ecologismo, del civismo militante e del solidarismo cattolico. Un mix temperato che per quanto indefinito sembra molto avvicinare il neo-partito ai grunen tedeschi. E comunque sufficiente a qualificarlo come una formazione di ‘sinistra-centro’. In questo obiettivamente in competizione con il Pd. A questo punto alleato naturale ma anche concorrente (come già fu per il caso, mutatis mutandis, del Pci e del Psi).
Ma la novità più intrigante riguarda le forme organizzative con il richiamo ai forum tematici, alla democrazia digitale, alle scuole di formazione, all’elaborazione progettuale di un nuovo modello di società’, ai brain trust composti di competenze attinte dalla società civile, alla democrazia partecipata contrapposta al correntismo del ceto politico ecc. In certi punti sembrava di sentire il modello che Barca ha proposto invano al Pd. Non deve trarre in inganno la stoccata in favore del ‘partito leggero’. Più lessico retorico che altro. Il modello proposto è quello di una forza politica fortemente strutturata e regolamentata, più articolata e pesante, differenziata e istituzionalizzata di quanto si pensi. Certamente più del Pd e di qualsivoglia formazione oggi in campo.
Peraltro vale a suffragare la comparazione lo stesso percorso inverso messo in campo dai 5 stelle. Trasformare un movimento protestatario sollecitato per via carismatica (da Grillo) in un partito strutturato. Evitando la decomposizione in atto e la dialettica negativa e regressiva fra sussulti identitari e cristallizzazioni cetuali di potere. Fino ad oggi (Pd docet) abbiamo assistito all’evoluzione in chiave leggera di formazioni ereditate da una storia pesante. Qui invece si profila un procedimento opposto: trarre una organizzazione solida e disciplinata da un movimento lasco e settario, insieme, con molti lati ubiqui e indeterminati. Con una leadership personale (quella di Conte) che si legittima come guida traghettante e coordinamento unico piuttosto che come pretesa neo-carismatica e personalistica.
Le premesse sono interessanti e staremo a vedere. Intanto, rebus sic-stantibus, c’è da definire la nostra collocazione, in parte distopica rispetto a quel che ci circonda. Come ha suggerito la @Mauthe noi siamo come i sovrintendenti ai beni culturali. Pochi soldi, organizzazione esile, legami smandrappati, ma con in consegna un grande patrimonio di pensiero da aggiornare ai tempi.
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