Il partito dell’unità

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 9 febbraio 2017

“Tutta la grande operazione di rottamazione ha creato questo: una sorta di partito dei pensionati”. Lo ha detto D’Alema nella sua intervista a Repubblica. Parrà banale dirlo, e forse molti non ci faranno caso. Ma il punto dirimente è questo: le politiche sbagliate, fatte dalla persone sbagliate producono l’esatto opposto di quello che, apparentemente, ci si era riproposto di fare. Si intendeva ‘rottamare’ (una parola orribile se applicata agli esseri umani e alle loro idee) ma si è finito per perdere il referendum costituzionale con l’82% di giovano che hanno votato contro il PD. Si voleva creare occupazione per i giovani? Si è finiti con oltre il 40% di occupazione giovanile e il jobs act tutto a favore degli ultra 55enni. Non è solo eterogenesi dei fini, di più. È una sorta di jattura. Le politiche sbagliate condotte con arroganza producono mostri (con i quali debbono fare i conti quelli che vengono dopo).

È venuto il momento, quindi, di tirare una riga. Il PD, un partito spettrale ridotto a circo comunicativo, a club di nani e ballerine, deve mutare pelle, sennò è morto. Deve aprire una nuova fase, uscire dalla patologia renziana, tornare a essere il partito del centrosinistra, del rinnovamento sociale, della democrazia, del Parlamento, della partecipazione e dei diritti. Gettare via tutta la deriva di questi ultimi anni, riconquistare una dimensione strutturale, tentare un’aderenza sociale, riferirsi di nuovo alle persone in carne e ossa, i ceti produttivi e in special modo gli ultimi, i più disagiati, quelli che non hanno voce. Se ci riuscirà non lo so, ma io me lo auguro. Spero che avvenga grazie a un vero congresso, coi contenuti, senza primarie, senza leaderismi, senza politicismi e fuori di ogni scappatoia tattica.

D’altra parte, spero pure che sorga anche un partito di sinistra moderno, unitario, che non sia una SEL 2, oppure un’agenzia di comunicazione politicista. Un partito alla cui base vi sia un progetto di eguaglianza sociale, di sviluppo democratico, di partecipazione popolare alle vicende pubbliche. Un partito che raccolga le speranze, le voci, le soggettività, le spinte culturali che il PD non riesce a intercettare nemmeno nella sua sperabile versione rinnovata. Un partito che viva a contatto coi territori, le scuole, le aziende e stia nelle istituzioni con la cultura giusta, per rafforzarle, ampliarne le visione, renderle colonne di una trasformazione del Paese. Un partito che agevoli la nascita di una classe dirigente che non sia la replica dello stesso ceto politico di sempre, ma apra ai soggetti sociali, dia loro l’opportunità di farsi classe dirigente, punto di riferimento, timone politico. Non solo degli elettori sempre più inclini all’astensione.

Ecco, se queste due cose (rinnovamento del PD e nuovo soggetto della sinistra) accadessero davvero, io mi sentirei più tranquillo. Come cittadino, come lavoratore, come padre di famiglia, come uomo di sinistra, come persona che si sente di appartenere a una bella tradizione (quella del comunismo italiano) che fece dell’unità e della partecipazione il proprio gloriosissimo stendardo. Non so, non profetizzo che questi due soggetti possano sicuramente trovare punti di alleanza, ma sarebbe bello, nel caso, che accadesse. Da parte mia, credo che non parteciperò, da militante, a nessuna delle due esperienze in fieri. Big Ben ha detto stop. Ma le osserverò con molta simpatia e fiducia, augurandomi la loro riuscita. Io sono iscritto da sempre a un altro partito, quello dell’unità. Unità della sinistra, delle forze che si battono per la democrazia, dei soggetti che vogliono più uguaglianza e più libertà, di chi desidera che il sistema parlamentare (con istituzioni funzionanti e partiti veri) prosperi e la vita civile migliori. Non sono un utopista, mai stato in vita mia. Sono un realista semmai, non credo che prefigurare mondi sia meglio, sia più efficace che tentare di mutare subito, concretamente, gli assetti del presente. Ma questo sogno, il sogno della rinascita della sinistra italiana in forme plurali ma unitarie (che secondo me è più che un sogno!) fatemelo sognare. Di incubi siamo già circondati.

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