Coglionazzi
Sento Gannini e mi vien da pensare che l’accanimento del gruppo di Repubblica abbia a che vedere col fatto che per la prima volta il ‘partito-testata’ ha perso l’egemonia. Una forma di gelosia e di permalosità. Ci sono in giro branchi di ‘idealisti’ improvvisati (e non parlo dei cari amici che si muovono su lunghezze escatologiche e alla cui monotonia di giudizio va tutto il mio rispetto) che si son bevuti il cervello. Ignari delle più elementari regole tecniche della politica. Andare alle elezioni senza avere costruito una alleanza politica orientata al governo è una pura idiozia. A maggior ragione vigente l’attuale legge elettorale. Siccome la destra marcerebbe unita senza una alleanza con i 5S vorrebbe dire soccombere in modo penoso.
Salvo il ’46, la sinistra (in senso ampio) non è mai stata maggioritaria in Italia. Il problema non è non andare alle elezioni e non aver paura del ‘popolo’, come i nostri ‘idealisti’ recitano all’unisono con la destra becera, ma come andarci, a queste benedette elezioni. Con quale schieramento di forze, programmi, alleanze. La sinistra ha vinto, o si è difesa al meglio, quando è stata capace di tessere alleanze e di sfruttare le divisioni del fronte avverso. Qui invece ci si vorrebbe infilare in una tenzone spericolata dopo aver bruciato un concreto vantaggio nella manovra istituzionale. Soli contro tutti. E soli ad abbaiare contro il mondo cane e trasformista. Non lo faceva la sinistra quando era tale, per ideali e organizzazione, lo si vorrebbe fare adesso con un partito (il Pd) che non si sa neanche se sia di sinistra. Come se Zingaretti fosse Karl Liebknech. Ma mi si faccia il piacere
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Commento di Sergio Caserta
Ci sono molti amici e compagni che vivono meglio pensando a un PD senza Renzi che a un governo Salvini-Meloni. Hanno introiettato la sconfitta certa alle eventuali elezioni come un male minore rispetto ad una sconfitta possibile conseguente l’eventuale fallimento del governo Conte pd m5s. “Gabbia de matti è il mondo” diceva Tommaso Campanella


