di Fausto Anderlini – 9 luglio 2017
Dunque ‘quelli’ sarebbero usciti solo dopo la sentenza della Corte. “Non per l’aumento dei posti di lavoro ma per la diminuzione dei posti in parlamento”. Così Renzi su l’Avanti. A questo punto, stando alle anticipazioni, più che un pamphlet. Un libro di proscrizione, un malleus maleficarum, piuttosto. La tesi è risibile. Con qualsivoglia sistema elettorale Renzi avrebbe escluso i rivali. Un partito non è una caserma. Si regge su basi consensuali, e se qualcuno si sente minacciato nella sua esistenza politica sino a una perseverante e sistematica umiliazione/denigrazione è più che normale se ne vada. Prima d’essere buttato fuori. Decisamente più anormale, invece, che un leader-segretario pretenda tutto il potere per sè e i suoi accoliti.
Costui è davvero un pazzo, sicuramente un mitomane. Chiaramente uno squilibrato. Egli interpreta il mondo proiettandovi sopra la propria sindrome paranoica. Misura gli altri col proprio metro motivazionale. Si sente circondato da una miriade di ologrammi di sè medesimo che vogliono detronizzarlo, asportandogli lo scettro e sottraendogli il seggio. Segue le ombre, sente le voci.
Il problema non è la libido dominandi in sè, il narcisismo, l’ambizione… tutti aspetti fisiologici nel dosaggio della personalità leaderistica. La malattia sta piuttosto nella forma ossessiva e personalizzata, sino all’inimicizia esistenziale, con cui l’uomo intende la lotta politica. Una pulsione rissosa, querula e arruffata destinata a non trovare appagamento. Perchè per Renzi il potere si legittima non come egemonia ma solo come esclusione. Gli avversari si abbattono, non si cambiano. Essi sono recalcitranti, non coincidono col suo volere in quanto sono il male, hanno obbiettivi sordidi, secondi fini immorali. Tramano, trescano, ordiscono. In realtà non sta facendo altro che proiettare le proprie oscure pulsioni, in certo senso allontanadole da sè come in un rito di purificazione.
Tutta l’energia politica è impegnata nella pars destruens, Alla rottamazione segue la demonizzazione in un vortice nel quale sempre nuovi nemici si alternano a prendere il posto di quelli vinti. Ora Orlando e Franceschini, per non dire di Prodi e Pisapia.
A paragone Salvini, Berlusconi, lo stesso Grillo paiono figure moderate. Non c’è alcuno che meglio di lui incarni la versione parodistica della schumpeteriana ‘distruzione creatrice’. Meglio: una macchietta del ‘potente canettiano’ che si placa solo nella solitudine assoluta del sopravvivente, osservando l’ecatombe dei nemici attorno a sè. In questo caso rottami. C’è da chiedersi perchè Recalcati, di norma così loquace, non abbia nulla da dire in proposito.


