di Fausto Anderlini 7 agosto 2017
Fa bene Pisapia a piantare i piedini sullo jus soli, meno ad abbracciar Martina e il resto della compagnia che in girò va di Renzi a vender la mercanzia. Una noia.
Ma ancor meno sopportabile è il Giannini che propina il suo sermone alla sinistra indegna. Chi sarebbero quelli che ‘buttan tutto quello in cui han creduto’ ? ‘Tutto quel per cui han lottato’ rendendosi ‘degni di esistere’ ?
Se parla a Renzi e al Pd sbaglia bersaglio. Son di destra, non di sinistra, e per tempo, sospinti dal giornale per cui scrive, han buttato a mare la zavorra della parte sinistra del natante. Con il Pd lo jus soli ha ballato una sola estate. Appena c’è stato da inseguire gli anticasta e gli xenofobi, sondaggi alla mano, ha rapidamente raddrizzato le antenne.
Onesto sarebbe stato, per il Giannini, rivolgersi a sè stesso e a quel supporto cartaceo di cui è a servizio, perchè il fallimento, stavolta, non è della ‘sinistra storica’ (ormai receduta sullo sfondo e ridotta a un insieme di brandelli) ma della trionfante cultura radico-liberal-liberista. Il neo-azionismo che avrebbe voluto prendere il posto della sinistra ideologica social-comunista. E che alla fine ci lascia in un mare di rovine. Sociali, politiche e culturali.
La spinta vigorosa a destra e la conseguente regressione civile è infatti il risultato del combinato disposto della crisi migratoria e della crisi economico-sociale. La capiscono anche i ciechi questa tempesta perfetta.
Una volta divelte all’insegna della modernizzazione liberista le strutture giuridiche e sociali di protezione dei ceti sfavoriti e della piccola classe media autoctona imboccare la solidarietà verso gli ultimi dei forestieri diventa una strada senza uscita. Un cul de sac. Da cui si può uscire solo a destra, per rinculo.
Una legge, seppur timida, come quella sullo jus soli avrebbe potuto marciare solo con una inversione di rotta nelle politiche sociali. Una proclamata discontinuità.
Solo su questa base si sarebbe potuto affrontare la battaglia per il consenso popolare da posizioni meno sfavorevoli. Una battaglia che sarebbe stata comunque di ardua conduzione perchè per smuovere il senso comune serve un esercito agguerrito. Dal punto di vista logistico, della truppa e dell’armamento. E con una strategia chiara.
Il Pci, grazie al suo radicamento territoriale, sociale, organizzativo era in grado di tenere il campo con accorte e capillari campagne di educazione civile. Non furono i proclami anticipatori dei radico-pannelliani a conseguire le vittorie della grande legislazione civile dei ’70 (divorzio e aborto) ma le migliaia e migliaia di riunioni di caseggiato condotte nei condomini delle periferie operaie. Dove non arrivavano i giornali della borghesia illuminata.
E questo avendo prima conseguito, nell’ambito di un vasto schieramento di forze, lo Statuto dei lavoratori, il sistema sanitario nazionale e altri momenti importanti di legislazione sociale. Seguendo con diligenza lo schema marshalliano della cittadinanza. Mentre il Pd si è mosso piuttosto a ritroso: regredendo esplicitamente dalla cittadinanza sociale con il liberismo, pensando poi di surrogarla con quella civile. Col risultato che si vede. E’ di lì che passa la destra. Su un terreno spianato dall’insipienza tardo-liberistica del Pd.
Il Pci aveva ben chiaro il senso materiale della mediazione culturale. La necessità di un lavoro lento e penetrante, alieno ai radicalismi verbosi e velleitari. sbandierati per épater le peuple e ingrandire il proprio ego valoriale. Senza questa cultura della mediazione anche le ong non possono andar lontano. La grettezza del senso comune non va sfidato con vani proclami. Gli orientamenti reattivi vanno compresi nei meccanismi che li strutturano e trasformati creando le condizioni materiali e sociali di una evoluzione. Questa è la lezione gramsciana e togliattiana della lotta egemonica.
Ora è vero che la ‘sinistra’ ci ha messo del suo per ridursi nello stato in cui versa, ma vien da chiedersi: da quale pulpito parlano questi sedicenti testimoni morali ? Lo stesso dal quale hanno contribuito a promuovere l’attacco al partito come integratore sociale e al capitale sociale a suo contorno. Senza il quale non resta che attaccarsi al tram. E vendere Avanti.




