La difesa europea oggi è un’altra pedina degli Usa

per Gian Franco Ferraris

La difesa europea oggi è un’altra pedina degli Usa

L’Occidente, i principi del liberalismo, Stato di diritto e protezione dei diritti umani, stanno morendo a Gaza. Molti editorialisti dei principali giornali osano ancora plasmare l’opinione pubblica giustificando la guerra in Ucraina quale difesa del primato del diritto contro quello della forza. Si ha l’impudicizia di illustrare questa tesi mentre Israele, sostenuto dalle democrazie, si copre dei peggiori crimini di guerra, massacrando donne e bambini. È vergognoso paragonare la Russia che ha invaso l’Ucraina e conduce una guerra contro un esercito armato dalla Nato e guidato dall’intelligence occidentale, ai bombardamenti israeliani di ospedali, scuole, chiese, campi profughi, insomma di una popolazione inerme, di bambini e donne.

L’invasione russa dell’Ucraina è secondo Jacques Baud e altri politologi una guerra preventiva contro la programmata aggressione ucraina verso i territori del Donbass e l’espansionismo della Nato che, pur lasciando la data incerta, non ha mai negato di voler permettere l’ingresso di Kiev. L’atto terroristico di Hamas non giustifica l’attuale carneficina a Gaza né gli atti di forza perpetrati contro i palestinesi della Cisgiordania. Il diritto di difesa di Israele ha poco a che vedere con una politica che gli esponenti più aggressivi del governo di Netanyahu descrivono in termini precisi: radere al suolo Gaza e renderla inabitabile, creare condizioni di vita impossibili alla popolazione affinché scelga l’esodo “volontario” verso il Sinai se si perviene a un compromesso con l’Egitto o in altri lidi lontani come il Congo. Il governo israeliano spera nella sopravvivenza politica grazie alla vittoria.

Difficile non considerare questi piani offensivi contro un gruppo etnico, martoriato dai bombardamenti, dalla fame, dalla mancanza di elettricità e medicine, alla stregua di una pulizia etnica. Israele incriminato da Sudafrica e Turchia di fronte alla Corte Penale Internazionale, sarà difeso da un ottimo avvocato. La Cpi ha considerato Putin criminale di guerra ma eviterà probabilmente di fare lo stesso con Netanyahu confermando i pregiudizi del Sud globale relativi a un multilateralismo in grado soltanto di difendere interessi parziali.

Stucchevole il gioco delle parti tra Washington e Tel Aviv. I cani da guardia nostrani descrivono le ripetute missioni di Blinken in Mo capolavori della diplomazia dell’intesa – egemone benevola – a temperare la violenza su Gaza, a ribadire la soluzione dei due Stati e a evitare l’allargamento del conflitto. Di fatto, l’Amministrazione democratica Usa continua ad assicurare l’impunità a Israele, a incoraggiare con forniture militari e la presenza della portaerei nel Mediterraneo le azioni di forza israeliana su Gaza, sul Libano, sulla Siria collaborando agli atti terroristici che per pura coincidenza si palesano in Iran. La diplomazia di Blinken è al servizio del massacro e del terrorismo di Stato di Israele. L’obiettivo è evitare che vi sia una saldatura tra Egitto, Arabia Saudita, Turchia, Qatar e Iran. Mai come ora questi Paesi potrebbero mettere da parte antiche divergenze per unirsi di fronte all’inaccettabile sterminio di palestinesi e alle provocazioni multiple di Israele perpetrate con bombardamenti di Stati sovrani e atti terroristici. La mediazione cinese tra Riad e Teheran, membri dei Brics, spaventa Washington che non è in grado di fermare la violenza di Tel Aviv grazie a una classe politica succube del ricatto della lobby di Israele.

L’Europa in una regione cruciale come quella mediterranea resta gregaria e impotente. Il ministro Tajani accenna a riforme che non si attuano da decenni come l’Unione bancaria e l’armonizzazione fiscale riferendosi alle nuove ambizioni che implicherebbero il voto a maggioranza e la revisione dei trattati. La Farnesina, quasi non vi fosse stato un cataclisma alla frontiera orientale, ripropone la difesa europea. Purtroppo l’Europa è oggi frammentata più di prima. La nuova Europa pronta a essere una articolazione atlantica nell’Europa continentale fa la parte del leone. Senza una politica estera, senza una autonomia strategica, la difesa europea come le altre riforme che potrebbero rafforzare l’Ue, sono a doppio taglio. Diverrebbero strumenti al sostengono di interessi differenti da quelli dei popoli europei? Se avessimo un esercito ci verrebbe chiesto di combattere al fianco degli ucraini? L’Europa atlantica, incapace di identificare il proprio bene comune, forte o debole, resterebbe una pedina di giochi altrui.

È vero tuttavia che il processo potrebbe essere interattivo tra difesa europea e autonomia strategica; al fine di attuare tuttavia i sogni federalisti sarebbe necessaria una nuova classe dirigente e un equilibrio diverso tra Est e Ovest.

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