di Alfredo Morganti – 16 febbraio 2017
La mucca si aggira indisturbata nei corridoi del Nazareno. La giostra invece gira vorticosamente ed è un marchingegno che sta stritolando quel poco che resta del PD. Ecco la nuova metafora bersaniana: “O si ferma davvero la giostra o arrivederci”. Intende la Blitzkrieg congressuale, la rapida conta sulla leadership che Renzi vuole imporre al suo partito. Il PD sembra davvero un tritatutto, una macchina da guerra che da ‘gioiosa’ oggi appare ‘implosa’. A Renzi come omino della giostrina, che raccoglie i soldi e poi fa partire il motore non avevo mai pensato, dico la verità. E invece la metafora è calzante. Il PD è un partito ‘tattico’, senza prospettive. Gira in tondo, appunto, rimescola e rimastica sempre le stesse cose, le stesse parole, gli stessi discorsi. Le sconfitte passano sempre invano, come quella referendaria. Il giostraio sembra una statua di cera, prende i soldi e spinge il bottone, non fa altro da anni. Stesse parole, stesse faccine, stesse battute, stesse metafore calcistiche, stessa boria, stesse frasi fatte (‘gli tolgo ogni alibi’, per esempio). Il partito renziano non ha marcato nemmeno un passo, ma gira in tondo, affonda in una palude di leaderismo e politicismo, tatticismo e polemiche giornalistiche. È un blocco di tufo.
Chiunque (chiunque!) dopo la vittoria del No, si sarebbe cosparso il capo di cenere, si sarebbe messo a disposizione degli organismi dirigenti, li avrebbe spinti alla riflessione, li avrebbe implorati di farlo, avrebbe ridislocato il partito più da presso alla società. E avrebbe puntato sugli elettori, sui cittadini, non su se stesso, non sui passanti nel giorno delle primarie. Lui no, il giostraio ha continuato a staccare biglietti e a spingere lo stesso, unico, sempiterno bottone di sempre. Bersani ha davvero colto il punto, quindi. La giostra è il simbolo dell’immobilismo, della stasi, del vortice ipnotico, di un ritorno eterno, tanto più paradossale se il giostraio è il segretario smart che vorrebbe bruciare i tempi, cambiare, ‘strappare’, ‘rottamare’! È come nel copione di questo congresso messo su in fretta e furia. ‘Andare avanti per stare sempre fermi, cambiare tutto perché nulla cambi’: potrebbero scriverlo sul portone del Nazareno, come monito. Solo che stavolta forse (forse, forse) si scende dalla giostra, si torna a ripensare il centrosinistra daccapo, dopo che nel tempo sono già scesi centinaia di migliaia di iscritti e di cittadini. Sperando che sia solo la prima gamba di un nuovo percorso costituente, dove la cultura politica e gli iscritti non siano intesi come una zavorra o come intrusi. L’altra gamba si dovrebbe chiamare Sinistra Italiana, il cui percorso congressuale è al termine. Senza escludere che l’esplosione del vecchio PD, la rottamazione della giostrina, potrebbe rimettere in gioco un po’ tutto, il vecchio e il nuovo. Ovunque, a tutti i livelli. Staremo a vedere.


