La guerra, i valori, il Male e il Bene

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La guerra, i valori, il Male e il Bene
L’informazione in tempo di guerra si converte in propaganda, è arcinoto. I media diventano l’arma in più. Lavorano ai fianchi l’opinione pubblica, la plasmano, con l’effetto di trasformare in disfattisti, o peggio in fiancheggiatori del nemico, tutti coloro che auspicano, invece, una maggiore aderenza ai fatti e una discussione più aperta. La guerra in Ucraina, però, ha prodotto una situazione inedita. Non perché i media non producano un proffluvio di propaganda (fatta anche di numeri incongrui, di cifre non verificate e ballerine da un giorno all’altro, e di toni belluini), al contrario. La novità cui mi riferisco è nella ricerca costante di sensazionalismo, che serve a farsi largo nella concorrenza informativa, a “lavorare” le notizie di modo che colpiscano spettacolarmente il pubblico, a esagerare i toni (cosa del tutto inutile, visto che una guerra esagera già di per sé), perché i toni esagerati catturano l’attenzione. Sensazionalismo e propaganda non vanno molto a braccetto, diciamo, anzi sono spesso in conflitto, se è vero che il primo porta a enfatizzare le notizie anche se non sono propriamente notizie di carattere propagandistico.
Un esempio. Gira in queste ore il video di soldati russi prigioneri, a cui i militari ucraini sparano alle gambe nonostante quelli siano del tutto inermi. Così, senza una ragione che non sia la crudeltà. Il Sole 24 Ore lo manda con l’avvertenza che si tratta di immagini sconsigliate a un pubblico sensibile. Ecco, la ricerca di sensazionalismo qui gioca un brutto tiro alla propaganda. La tentazione di trasmettere un video choc, si pone in contrasto con la piattezza generale dell’informazione embedded. D’improvviso, nella costante ricerca del sensazionale, del clamoroso, dello sbalorditivo, dell’impressionante da parte dei media (come se la guerra già non lo fosse già in sé, dicevamo prima) viene diffuso un video che incrina sensibilmente l’idea che il bene sia tutto da una parte e il male tutto dall’altra, che cozza frontalmente con l’idea che le guerra divida tra buoni e cattivi in termini etici assoluti. Qui la ricerca del sensazionalismo, che caratterizza comunque la cattiva stampa di questi decenni, prende la mano all’informazione e fa deragliare il treno della propaganda.
Detto ciò, pensateci. In politica interna ormai è un mantra: basta con i valori (pace compresa) e con le “anime belle” che li invocano, basta a mischiare etica e politica, perché conta solo il “fare”, la “produzione”, la crescita, i numeri, e il resto è solo una manfrina moralistica. Basta coi “valori”, dunque, perché è solo questione di “valutato”, di conti, di percentuali, di tecnici e di migliori da porre al governo del Paese. Così. Poi però, improvvisamente, si accende una guerra e allora l’etica, cacciata dalla porta viene fatta rientrare dalla finestra. Noi diventiamo i buoni, noi siamo il bene, noi deteniamo i valori della civiltà, e gli altri sono merdacce, direbbe Fantozzi, soprattutto se scuri in volto. Gli altri sono i cattivi, anzi il diavolo in persona. Lo stesso Putin, accolto in questi anni a braccia aperte da tutti i governi occidentali perché detentore, tra l’altro, di una bella riserva di gas a basso costo, diviene da un giorno all’altro un nuovo Hitler (lo stesso destino di Saddam, come ricorderete).
L’etica, che non va bene quando si tratta di far marciare velocemente le locomotive economiche nazionali, risorge invece se volano le bombe. Una contraddizione? Macché. Le contraddizioni sono cose serie, mica barzellette. Questa è solo ipocrisia, la peggiore possibile. A cui però c’è rimedio – quello di esigere che l’etica, i valori, il senso delle cose, ritornino prepotentemente a far parte della nostra vita politica normale. Mentre, per ciò che riguarda le guerre, proprio questo separare il bene dal male in modo così artificioso, sia messo da parte per il bene stesso della pace. Non c’è pace se l’altro è pensato come un’alterità assoluta. Non c’è pace se l’altro è il male assoluto (come dice Biden). Non c’è pace se l’etica è ridotta a una caricatura, dove i buoni siamo noi e i cattivi sempre gli altri. Per una volta almeno il sensazionalismo ha messo in crisi la propaganda di guerra. E chissà che questo non serva a far tornare il dibattito politico in un Paese che, da tempo, ne è assolutamente privo. Con gli effetti che vediamo.
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