Fonte: Globalist
Quarant’anni fa la morte di Paolo VI. Un gigante nella vita della chiesa e della società che ha posto con grande energia il tema cruciale del confronto con la modernità.
di Nuccio Fava – 7 agosto 2018
Pur in un caldo appiccicoso e ad intermittenza, aggravato da temporali improvvisi e burrascosi il Parlamento e le forze politiche continuano a litigare dissennatamente a scopi di prevalente finalizzazione elettoralistica. Si inseguono frange di elettori ignoranti e irresponsabili. Ignoranti perché misconoscono il valore della scienza ed ignorano la pericolosità della non vaccinazione per i propri figli unitamente ai rischi, anche mortali per tutta la comunità . Non meno rischiosa – seppur molto diversa- la spettacolare ingovernabilità della Rai lanciata ad un precipizio crescente per la cecità irresponsabile del vice presidente Salvini. Si preoccupa ossessivamente del suo potere e ostenta le sue apparizioni a dorso nudo sull’arenile di Milano marittima in compagnia del fedelissimo ministro Fontana che vuole cancellare la legge Mancino messa in campo a suo tempo per punire l’odio razziale e la propaganda fascista.
Valori tutti consacrati nella nostra Costituzione, utilizzati però secondo il ministro della famiglia- dalla propaganda comunista per veicolare odio sociale e politico a danno della Lega . Così posta la questione risulta particolarmente fuorviante e strumentale, non senza volgarità allo scoop di appesantire ulteriormente un clima già preoccupante per le distinzioni insistite e contrapposte, anche sui media, a proposito dei numerosi atti di violenza specie contro migranti africani. A questo è ridotta la politica di nuovo conio Lega-Cinquestelle sostanzialmente sempre più competitiva e incapace di esprimere atti concreti e risposte adeguate. Si pensi ai momenti di ludibrio durante certe fasi del dibattito parlamentare al Senato e alla Camera mentre il ministro Di Maio concludeva con un pugno di mosche l’incontro per la vertenza Ilva.
In mezzo a questo preoccupante deserto privo di valori e senso di responsabilità, l’occasione per una riflessione di fondo potrebbe essere suggerita dalla ricorrenza dei 40 anni della morte di Paolo VI. Un gigante nella vita della chiesa e della società che ha posto con grande energia il tema cruciale del confronto con la modernità , il rapporto della chiesa con tutte le nuove sfide a livello planetario in ogni campo. Ereditò Paolo VI un concilio non ancora concluso ”rissoso” e a forte rischio di smarrimento non solo per i credenti.
Riuscì il nuovo Papa con sapienza, equilibrio, pazienza e straordinaria capacità di mediazione a ravvicinare posizioni lontane ritenute inconciliabili ricondotte a convergenze e sostanziale unità. Un grande Papa e un grande italiano, per l’incidenza cauta e diretta che ebbe su grandi scelte politiche, compreso l’avvio del centrosinistra promosso da Moro e Fanfani, ma visto con esplicita riprovazione da cardinali influenti come Ottaviani e Siri. Fu l’ultimo Papa italiano seguito da Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Tra le tante novità promosse da papa Montini, il documento conciliate Gaudium et Spes, la Populorum progressio l’accorato appello alle Nazioni Unite per la pace dell’intera umanità e “lo sviluppo e il nuovo nome della pace”.
Come ignorate inoltre la riforma liturgica, l’introduzione del “volgare”nelle celebrazioni non più in latino, con l’accostamento sistematico e diretto alle Scritture e alla proclamazione dei Salmi. L’ultimo indimenticabile servizio reso all’Italia fu la lettera agli “uomini delle BR” e l’omelia-lamento in San Giovanni: “ma Tu non hai ascoltato la nostra supplica”. A ottobre sarà proclamato santo in piazza San Pietro insieme a monsignor Romero.



