Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La morte e le vacanze. Non notate un certo stridore?
Le due notizie nel tg viaggiavano assieme, una di seguito all’altra: “I numeri dei contagi sono ancora molto alti, e crescono ricoveri e terapie intensive” – ma-anche “vediamo adesso quali sono le regole delle vacanze per Pasqua, dove si può andare all’estero, quali regioni accolgono i possessori di seconde case”. Ecco, l’accostamento di due cose così diverse, stridenti, non solleva un problema etico? Il ma-anche morale come può lasciarvi indifferenti? Voi direte che viviamo una tale crisi dei valori, e l’onda di cinismo e di egoismo sociale e personale è così alto, che la stessa posizione di un problema “etico” è fuori luogo. Anzi, è moralismo da due soldi. Quindi zitto e adeguati all’andamento delle vicende, perché di più non si può. Anzi non si DEVE. Appunto.
Ma è così? Si può sopportare che si accosti con tale nonchalance la morte in corsia e il bisogno impellente degli italiani più giovani e più fortunati di andarsene alle Canarie come i tedeschi in questi giorni? Oppure di fare gli sportivi in qualche residenza estiva, in campagna, al mare? Esagero? Oppure è naturale provare indignazione dall’accostamento gratuito, noncurante, della sofferenza al piacere edonistico di una vacanza? Giorni fa, un giornalista tv raccontava che New York stava rinascendo grazie alla campagna vaccini: riaprivano i locali, i ristoranti, la vita notturna, la gioia del tempo libero. Ecco cos’è la rinascita, o almeno così viene intesa, come ritorno dei piaceri del tempo libero, come svago, movida, edonismo. Tutto in linea coi tempi, certo. Ma tutto così deprimente.
Anche perché non si tratta solo di una questione etica. Se la rinascita sarà un ritorno dell’io, dei piaceri egoistici e dei consumi scriteriati, vedrete come ciò significherà presto anche un ritorno all’individualismo più sfrenato, alle regole dell’edonismo, alla competizione, al privato che regna, dopo tante chiacchiere a vuoto sul valore del bene e del servizio pubblico. Io spero che il ritorno alla normalità (quando sarà, non ora) voglia significare, invece, la possibilità di rivedere o rifrequentare i propri cari, gli amici, la convivialità familiare. Piuttosto che l’esibizione del proprio io in uno scenario impersonale di piaceri e di strana o presunta felicità. Spero. Ma so che sarà molto difficile. Siamo una società organizzata attorno al tempo libero e al consumo. Se ce li togliete impazziamo. E difatti.


