di Alfredo Morganti – 18 agosto 2015
A che serve la politica? Perché tentare di risolvere assieme i problemi che ci riguardano, e non da soli invece, individualmente, secondo le attitudini e le fortune personali di ognuno? Perché ritenere che esistano questioni pubbliche, beni comuni, problemi più grandi di un singolo individuo, se poi siamo o ci sentiamo come abbandonati a noi stessi? La vita di Vasile Tusa, rumeno, 38 anni, bracciante a Crotone, apparteneva solo a lui, al suo cattivo destino, oppure da povero bracciante qual era apparteneva anche a tutti noi? Dico ‘apparteneva’ (al passato) perché Vasile è morto per un colpo di calore mentre raccoglieva ortaggi e pomodori, a 3 euro l’ora, per 12 ore, sotto il sole cocente, senza tutele, solo dinanzi al caporale, solo dinanzi al padrone, da povero bracciante qual era. E’ il quarto quest’anno, per lo meno di quelli che si sa.
La politica, dicevo, a che serve se si muore così? Se non si occupa di uomini, e degli ultimi di questi uomini? E a che serve se si ritiene che i meccanismi della finanza contino di più, se si ritiene che gli algoritmi siano la soluzione, se la tecnica e la sua ideologia abbiano più diritti di miliardi di persone, se le cose, le merci, i beni materiali abbiano più significato degli esseri viventi (soprattutto di quelli più poveri)? Io credo che questo sia il tema oggi, non altro. Non la richiesta di piu flessibilità europea da spendere per altre mance, altri sgravi, altre insulse regalie elettorali. Non le ‘crescite’ numeriche, quantitative, tabellari, ancorché scarsine, quasi zero. E nemmeno l’intrattenimento mediatico, o la posa sui social, oppure l’occupazione dei media a qualunque costo.
La vita delle persone, di chi vive esistenze a metà, di chi arranca, di chi si piega nei campi per due soldi e tanta fatica: questa e’ l’unica vera, solida ragione della sinistra. La stessa di sempre. Questa è l’unica politica giusta che conosca. Andatevi a risentire ‘I treni per Reggio Calabria’ di Giovanna Marini, lì c’e’ già tutto, un affresco di idee e di uomini che oggi ce lo sogniamo davvero. Per questo serve un partito, servono dirigenti, donne, uomini, idee, convinzioni, progetti che abbiano il riscatto di questi uomini come unico severo obiettivo. Il resto è noia, direbbe il nostro premier, a partire proprio da lui.


