di Alfredo Morganti 14 settembre 2018
Il consenso si costruisce in molti modi. Si può governare bene e investire sul bene pubblico, e si possono approvare provvedimenti che migliorano la qualità sociale, della vita, del nostro presente e futuro. Oppure si possono elargire bonus, sconti, mance, vantaggi all’individuo singolo in quanto appartenente a una specifica categoria, sgravi a questo o a quello, e aprire i cordoni della spesa corrente per indirizzare risorse a vantaggio del cittadino preso nella sua privatezza. Nel primo caso si agisce sulla ricchezza pubblica, sociale, sull’efficienza dei servizi, sulla coesione sociale, sul benessere generale. Nel secondo si punta al beneplacito dell’elettore, verso cui si ‘privatizzano’ risorse altrimenti indirizzate alla dotazione generale, sociale, pubblica. Se nel primo si punta al miglioramento complessivo della società, magari con un occhio di riguardo alle categorie sociali più disagiate, nel secondo si fa campagna elettorale con i soldi pubblici. Punto.
In questo caso, gli aumenti salariali, l’innalzamento dei livelli pensionistici minimi, i bonus, i vantaggi indirizzati al piccolo portafoglio personale, in un mondo che perde tuttavia qualità e ricchezza sociale, sono solo un intervento sul mercato politico alla ricerca di voti interessati, per di più dilapidando in rigagnoli individuali una vagonata di soldi pubblici. Fare politica e governare diventa solo un assalto alla diligenza, un drenaggio di ricchezza pubblica per i vantaggi personali di chi governa, un mercato indecente che fa impallidire quelli del buon tempo andato, quando per conquistare consenso si facevano, ponti, aeroporti, autostrade nei vari collegi elettorali. Almeno quelle erano infrastrutture pubbliche, oggi siamo allo scambio personale, al passa mano che non serve a nulla, perché tanto i servizi si privatizzano, la spesa della famiglie cresce molto più del bonus concesso, e la società crolla. E non chiamatela ‘ridistribuzione’: si ridistribuisce la ricchezza sociale sotto forma di welfare e servizi, non si ingenera una ridislocazione privata dei soldi pubblici per migliorare semplicemente l’accesso al mercato dei meno attrezzati, e non si concedono sgravi e condoni anche a quei cittadini che ne hanno meno bisogno di altri. La politica di sinistra è un’altra cosa.


