La terra di nessuno, il fango e i droni

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 2 ottobre 2017

C’è sempre una linea sottile tra gli schieramenti che si battono per contendersi un fangosissimo spazio politico. Una striscia, una terra di nessuno dove tutti vorrebbero metter piede per far avanzare la linea. Margine ristretto, angusto, ma che, se fosse occupato, potrebbe tramutarsi, magari, in un moltiplicatore di spazio nuovo. E siccome guerra e politica si somigliano soprattutto nell’intreccio di tattica e strategia, anche la politica ha una propria terra di nessuno dove cresce la desolazione e dove si è costretti prima o poi a sbarcare, nonostante molti siano restii a mettere gli scarponi nel fango e preferiscano invece un bella battaglia delle idee, magari fatta coi droni dei social. La terra di nessuno in questione è il terreno minato e disadorno che c’è tra PD e ciò che prende corpo alla sua sinistra. È qui che si muovono i reparti, è qui che si allineano in trincea pezzi rilevanti di dirigenza politica. È qui che si combatte la ‘battaglia di Pisapia’, o quella ‘di Grasso’, ma anche gli esiti del DEF in Parlamento, e il futuro elettorale dello stesso partito democratico, e la sfida delle leadership, e talvolta la stessa sopravvivenza politica di partiti, rassemblement, leader. Schermaglie, missioni suicida, fuoco di copertura, reticolati, trincee, mortai e granate: ecco la scena. Su tutto ciò si scatenano retroscena, virgolettati, dichiarazioni anche contraddittorie. La stampa e l’informazione mettono sempre il marchio su questa melma come veri e propri corrispondenti di guerra spesso, molto spesso, embedded. Che vedono lo scontro dalle retrovie, coadiuvati nei virgolettati dalle cartelle stampa e dalle veline degli stati maggiori.

Se non si ha consapevolezza di questo, la politica resta solo un bell’ideale dove ognuno ha diritto alla propria opinione. Per cui va benissimo disegnare profili e scenari, immaginare soggetti sociali, pensare fino in fondo il senso di ricostruire una rappresentanza. Sono il primo a farlo, e i mie post ne sono testimonianza da anni. Credo assolutamente alla necessità di rifondare la politica sui “soggetti”, il loro disagio, i loro bisogni (e non un ‘popolo’ vago e buono solo per le emozioni e la comunicazione mediale, coerenti in ciò con il mainstream dei guru), e poi ceti, classi sociali, figure ben definite come donne, giovani, lavoratori, disoccupati, anziani. Ma, nello stesso tempo e viepiù, non posso non vedere che il fango e l’attesa e le dure giornate in trincea incalzano queste nostre opinioni più alate. Non posso non vedere che il quotidiano politico è fatto di trincee e di poltiglia, e tutto il resto, disincarnato da questa nuda vita politica, rischia di perdersi e dileguarsi nel mero scontro di opinioni sparse, per quanto acute. Ora, la ‘battaglia di Pisapia’ è una di quelle che andava (e che va) combattuta. Perché non si può non contendere spazio e possibili alleati al ‘competitor’, come si dice oggi. E che Pisapia sia l’oggetto del desiderio del PD è lampante, gli serve come copertura a sinistra: serve a Renzi, serve a Rosato e al suo Rosatellum, serve persino a Gentiloni, che non ha i numeri in Parlamento. La sinistra plurale non la costruisci ritirandoti, ma osando a contatto col campo avversario.

E poi, se diciamo ‘Partito della Nazione’, dobbiamo comprenderne la sua ultima versione ‘coalizionale’ 2.0, ossia quella richettiana, che auspica un’alleanza da Calenda a Pisapia, passando per Alfano, auspice il Rosatellum. Senza questa architettura, dicono i dirigenti PD, si perde. Ossia perde il PD, che a forza di predicare scioccamente la solitudine dei numeri primi, la vocazione maggioritaria, il partito pigliatutto, adesso potrebbe ritrovarsi con due misere lenticchie in mano e tutto per intero all’opposizione. Per questo, predicare le strade facili, le vie diritte, o il balsamo per cui basta unirsi per vincere, oppure prima i contenuti poi si vedrà, a mio modestissimo parere, è un modo per fare la guerra dei droni mentre i tuoi avversari affrontano il fango, occupano la terra di nessuno, fanno sponda a destra e a sinistra, e lasciano a noi e alle nostre ‘macchine volanti’ una sorta di vocazione minoritaria e di lieta rassegnazione, queste sì nefaste per le nostre sorti future.

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