di Alfredo Morganti – 21 giugno 2017
Ha detto Andrea Marcucci, lo leggo su Repubblica di oggi, che “vogliono costringere” il PD “alle larghe intese prima del voto. Non succederà”. Dichiarazione roboante, del genere (con tutto il rispetto per Dolores Ibarruri) di ‘No pasaràn’. Ce lo vedo Marcucci impettito, sguardo fiero, con il braccio levato e il dito indice teso mentre declama la sua indignazione. Chissà quale ghost-writer ha suggerito la frase, merita un applauso. Peccato che contenga due spie di un retro pensiero abbastanza palese. ‘Vogliono costringere’ dice Marcucci. Come se loro, il PD, fossero assolutamente restii a chiudere patti con Berlusconi. Come se non l’avessero già fatto al Nazareno, dove sa solo Iddio su che si accordarono, guardandosi bene dal farcelo sapere. E ancor prima, durante la visita di Renzi ad Arcore, quando sembrò quasi che ‘Matteo’ si recasse lì a prendere istruzioni o comunque a trattare. Li ‘vogliono costringere’, dice, come se non fosse quello l’intento. La verità è che vorrebbe camuffarlo, presentarlo come una fatalità, come un ‘non vorrei, ma devo’. Avete bocciato l’Italicum e la riforma costituzionale?, sembrano dire i piddini, e allora beccatevi le larghe intese con Arcore: le avete volute voi!
Ma c’è una seconda spia che indica, ancor più, quali siano i fatti e le intenzioni renziane. Dice Marcucci: ‘prima del voto’. La costrizione sarebbe quella ad accettare larghe intese con Berlusconi ‘prima’ delle elezioni. Come dire: ‘dopo’ ci saranno senz’altro, ma è ‘prima’ che non vogliamo farle (o meglio confessarle agli italiani che votano). Marcucci si schermisce con Gotor e Articolo 1 perché vorrebbero mostrare l’arcano, vorrebbero ‘scoperchiare’ il busillo. Ossia l’accordo PD-FI. Quando invece Marcucci e i marcucciani vorrebbero tenersi stretto il segreto e rovesciare il cilindro ‘dopo’, a urne chiuse e a Parlamento aperto. Insomma, giocano al proporzionale, ma fanno coalizioni pattizie con la destra come se ci fosse il Mattarellum. Eccolo il vero ‘listone’ che hanno in mente, quello con Berlusconi, ma è un listone dei desideri, inconfessabile all’elettorato di sinistra, una specie di ‘colpa’ di cui sono pronti a liberarsi in Aula, quando saranno ‘costretti’ (ecco: non prima, ma dopo!) a fare il governo con i ministri di FI. L’asse con Arcore non nasce oggi, nell’emergenza del proporzionale, ma vive da sempre, è lo zoccolo duro del renzismo, il vero ‘fronte’ neocentrodestrista pronto a contrassegnare una Terza Repubblica da incubo.


