La tragedia di essere di sinistra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Matteo Pucciarelli

di Matteo Pucciarelli – 25 giugno 2018

Rossobrunismo: vero, presunto e a propria insaputa

Come avviene regolarmente appena su “Repubblica” mi capita di scrivere qualcosa sul morente mondo della sinistra radicale, il giorno dopo la lista degli offesi è lunga. Il grado di suscettibilità normalmente è direttamente proporzionale al livello di insignificanza politica, credo ci sia una relazione tra le due cose ma non sono un sociologo.
Il tema del rossobrunismo, vero o presunto, lo ritengo invece davvero molto interessante e attuale. Per esempio sono convinto che il miglior “rossobruno” italiano sia Matteo Salvini, capace com’è di mischiare i piani del proprio essere posticciamente antisistema, alternando retorica no global con parole d’ordine neofasciste. Fusaro, Bagnai e compagnia sono più dei raccoglitori di briciole dall’altrui banchetto, personaggi chiaramente mitomani, inaffidabili e insieme scaltri. Macchiette insomma, spesso sconfinanti nel disagio psichico.
Mi preoccupano invece molto di più i tanti sinceramente di sinistra che non si accorgono di essersi fatti imporre l’agenda ideologica da questa banda di criptofascisti e utili idioti. Vedono la politica con le lenti di una gigantesca macchinazione geopolitica, ripensano con nostalgia alle frontiere, esaltano il tricolore e si infervorano con patria e sovranità, si accalorano disquisendo di una moneta, mal sopportano i diritti civili (altra cosa, vera, è dire che senza quelli sociali diventano un lusso per abbienti), parlano di sicurezza, “ong taxi del mare”, migranti “esercito industriale di riserva” e via discorrendo. Declinano con chiave “marxista”, o provano a farlo, la propaganda imposta dalla peggiore destra negli ultimi anni.
Infine, disprezzano profondamente giornali e giornalisti, non sanno accettare né capire una critica o una diversità di vedute e subito sei etichettato come “servo del padrone”, passando sul piano degli attacchi personali (tecnica fascista, largamente in uso nel mondo M5S ma pure nel renzismo spinto). Ecco, a me che sulla bandierina tu abbia una falce e martello invece di una croce celtica talvolta cambia poco: il fondamentalismo, la violenza verbale, le necessità di individuare un nemico, il tutto bianco o tutto nero, è fascismo anche quando verniciato di rosso.
È questo rossobrunismo a propria insaputa (forse, chissà) che fa una certa impressione. Anche perché provare a interpretare lo spirito dei tempi con le argomentazioni imposte dagli altri è perdente, come lo è stato con il neoliberismo. Due cedimenti culturali che sono facce della stessa medaglia.

Ps. Questo post è sponsorizzato dalla “Soros Spa internacional”

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