L’abitudine di spiegare tutto col principio di causa ed effetto, ovvero che quel che segue non può essere altro che il risultato ciò che precede, andrebbe seriamente criticata e applicata cum grano salis.
È forse insita nel grano di frumento la causa che reca come effetto di essere un prodotto alimentare? Lo è seguendo una visione teleologica a buon mercato, la stessa che vedeva nella presenza del sughero in Natura l’intervento miracoloso di entità benefiche affinché si potessero fabbricare tappi e turaccioli per le bottiglie di vino! Limitiamoci a dire quindi che il frutto del grano passa ad una sfera diversa quando è usato come alimento.
Il grano in un certo senso viene nobilitato dall’impiego che ne facciamo per alimentarci e venir privato della sua vera essenza. Altrettanto dovrebbe avvenire per la conoscenza che sviluppiamo quando ci dedichiamo esclusivamente al mondo esterno. Tutto ciò che acquistiamo in conoscenza, anche se parziale e limitata alle apparenze esteriori, dovremmo viverlo con gratitudine e riconoscenza. Se acquistiamo conoscenze che sottraiamo alla corrente dell’evoluzione dovremmo comunque essere riconoscenti per esso. Altrimenti, ogni conoscenza acquisita senza questi sentimenti è come il seme che cade a terra e imputridisce senza raggiungere alcun obbiettivo, né il proprio, né quello di servire almeno di alimentazione.
Così come il frumento cresce anche per la nutrizione degli esseri umani, allo stesso modo dobbiamo guadagnare sapere con spirito di riconoscenza e gratitudine. Negli antichi misteri era normale che chi dovesse conseguire il saperelo ritenesse qualcosa di sacro. Questa era una delle ragioni per cui non tutti potevano accedere ai misteri. L’Umanita’ poi ha attraversato un periodo in cui ha preso un piega materialistica, e ciò è stato giustificato. Deve ora risanarsi del materialismo attraverso i sentimenti di gratitudine e riconoscenza verso il sapere.
