L’arroganza del sedere

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

Ogni mattina Facebook mi presenta i “ricordi”, e cioè i post scritti in pari data negli anni precedenti.

Ho scoperto così d’averne scritti almeno un centinaio, sull’aspirante statista di Firenze, fin dalla sua apparizione sulla scena nazionale, otto anni fa.

Sarei ipocrita se non riconoscessi che, rileggendoli, provo un certo compiacimento per aver capito da subito (ma non era difficile…) tutta la potenza cialtronesca di un personaggio politico che a me sembrava destinato a rivelarsi uno dei più spregevoli della storia della Repubblica.

Un repertorio infinito di slogan spacciato per idee, una campagna pubblicitaria concentrata sul proprio nome e sulla propria persona, il godimento nel vilipendere i compagni che avevano fatto la Storia del partito che si apprestava a scalare, la compulsiva distinzione tra NOI, gli aderenti al suo clan, e LORO, cioè tutti quelli da lui definiti “accozzaglia”, che osavano resistere al suo messaggio. E soprattutto la sua propensione alla slealtà, alla menzogna, all’inganno e al tradimento.

Matteo Renzi aveva fin dall’inizio in mente un elettorato sensibilissimo alla pubblicità, anche a quella più ingannevole. E se il consenso ottenuto è passato dall’oltre il 40% al poco più del potenziale 2% di oggi, vuol dire che il 38% dei suoi elettori ha riconosciuto di essere stato ingannato, o almeno di essersi sbagliato.

Non si tratta, come verrebbe da pensare, di una “clientela” di minus habens, perché l’immediato e incredibile successo del renzismo testimonia, in maniera implacabile, in che condizioni era ridotto il cervello anche dei più sapiens, che gli hanno consegnato le chiavi di casa e agevolato l’ascesa.

Ancora mi rattrista l’immagine del più sapiens di tutti, mentre va incontro, sorridente e festante, al Matteo vittorioso per incoronarlo, consegnandogli la maglietta di Francesco Totti.

Purtroppo non credo che per Renzi e per i suoi seguaci sia finita qui.

Guardateli! Proprio non riescono a stare in piedi. Si sono appena alzati e già chiedono di tornare a sedersi. Sediamoci attorno a un tavolo, vogliamo sederci per discutere, siamo pronti a trattare seduti al tavolo di un negoziato, ripetono in continuazione.

Anche senza il potere vogliono continuane ad esercitare la loro arroganza.

L’arroganza del sedere.

 

 

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.