L’IMPORTANTE È PORSI DOMANDE

per Filoteo Nicolini

L’IMPORTANTE È PORSI DOMANDE

Per l’imminente ricovero di un caro familiare, ho cercato notizie di un Ospedale del Centro Italia, noto per le sue eccellenze, al punto di essere considerato uno dei primi centri di assistenza medica in tutta la penisola. E sono rimasto impressionato dalla varietà di servizi disponibili in 21 edifici, tra emergenze e pronto soccorso con 14 sezioni, cardiologia con 15, chirurgia addominale con 13, neuroscienze con 6, specialità chirurgiche dedicate con 9, endocrinologia e trapianti con 12, medicina radiologica nucleare con 15, anestesia e terapie intensive con 8, e poi pediatria e chirurgia plastica. Caspita! È una lunga lista di reparti e specialità, uno spettro di copertura integrale per le tante patologie che ormai ci colpiscono. Malattie e interventi specialistici sono aumentati col passar degli anni.

Qual è l’impressione che ho provato quando si è tolto il velo che avevo davanti agli occhi? Siamo una società di individui malati e vulnerabili nella stragrande maggioranza! Il velo a cui accenno è causato dalla disinvoltura con la quale sorvoliamo sugli aspetti troppo vistosi della società, che ci sfuggono proprio per una abitudine di pensiero. Non saprei dire quando e come l’essere umano, organismo dotato di potere di ripresa, sia divenuto così fragile e sottomesso a una costante riparazione; naturalmente, certe malattie e patologie sono esistite da lontani tempi, ma lo spettro si è allargato a dismisura. Siamo divenuti un corpo da isolare, medicalizzare, intubare. Tanti i codici e i protocolli con i quali le persone sono ora soggette a istruzioni emanate dai professionisti che assumono la gestione della fragilità. Non si è ristretta, mutilata e paralizzata la sola possibilità di interpretazione e di reazione autonoma dell’individuo? La conclusione provvisoria che mi sembra di trarre è che l’individuo in media non è più interessato a capire le cause profonde delle sue patologie, espropriato com’è dalla delega in bianco che concede alla scienza medica.

La medicalizzazione ad oltranza si svolge in una società  che a tutti gli effetti appare “malata” per volumi di interventi e di diagnosi secondo i canoni della stessa medicina, scontato il deficit di medici, infermieri e strutture pubbliche che mancano. Basta dare uno sguardo ai tanti reparti e dipartimenti a cui accennavo per formarsi una idea. Nelle strutture private a pagamento allo stesso modo si assiste a una forma di colonizzazione della vita che aliena dagli individui gli strumenti delle terapie. In ogni epoca la salute e la morte hanno avuto risposte sociali e culturali diverse, in cui l’intervento medico si è fatto sempre più presente, al punto che la storia della medicina è in un certo senso la storia della medicalizzazione e della lotta contro la morte.

Dulcis in fondo, non bisogna dimenticare la iatrogenesi, a ciò che è causato dal medico e dalla medicina, e quindi le patologie e gli effetti collaterali, le complicazioni dovute a farmaci o trattamenti. Ci sono anche le sofferenze, le disfunzioni, le invalidità e l’angoscia risultanti dall’intervento medico ed ospedaliero. La iatrogenesi come nuova epidemia che si diffonde inesorabilmente, e ne illustra l’origine nella diagnosi e nel trattamento prescritto, sia per ignoranza, sia per errori di laboratorio, sia per interventi chirurgici non necessari o sconsigliabili. Il contatto con l’impresa medica espone spesso il paziente al pericolo di danni psichici, tra cui l’ansia generalizzata, l’angoscia, la depressione, la sindrome ipocondriaca. Il dolore, le disfunzioni, l’invalidità e l’angoscia risultanti dagli interventi medici fanno parte della pratica della medicalizzazione e come tale “accettati” come effetti collaterali e rischi.

Buona parte della spesa medica viene destinata a diagnosi e terapie il cui beneficio è dubbioso, perché a volte il suo effetto in caso di successo è trasformare la patologia in un’altra. Considerazioni che scrivo in attesa del ricovero del familiare che già da giorni manifesta una sindrome ipocondriaca da ricovero imminente. Speriamo bene!

 

FILOTEO NICOLINI

Immagine: “Lezione di anatomia”, Rembrandt H. van Rijn,

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