L’inerzia matura e la follia del trasformismo

per Siciliano
Fonte: https://www.facebook.com/notes/10200268790957855/?pnref=story
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 Tratto dall’articolo di Giampaolo Pansa per “Libero quotidiano”  08 marzo 2015

Renzi ovvero il Sindaco d’Italia: “….Il premier tiene conto soltanto della cerchia ristretta degli uomini di mano, consulenti che sono figure difficili da definire.”

A quasi un anno di distanza dalle elezioni amministrative siciliane, per chi mastica di politica corre l’obbligo: di sviluppare analisi, spunti di riflessioni porsi delle domande e dopo avere toccato questi tre punti cercare delle soluzioni.

C’è un motivo per avere citato un trafiletto di uno dei tanti articoli che riguardano il primo ministro che ne evidenziano le debolezze umane e le prepotenze politiche per raccordarlo alle inefficienze ed alle ristrettezze di vedute della classe politica amministrativa locale e della classe politica dei viceré di Sicilia.

Il motivo consiste che il dinamismo ed il decisionismo che contraddistingue il “centro” dell’attuale politica italiana personificato “dall’uomo della provvidenza”, si traduce nelle periferie politiche della Nazione e nelle retrovie del potere del Nuovo Partito nazionale ad impronta renziana: 1) in una placida acquiescenza ai proclami del “capo”, 2) in una entusiastica e convinta adesione dei comitati elettorali orfani dei vecchi partiti e dei leader della seconda repubblica ( un popolo di aspiranti cooptati rimasti senza cooptatori ) 3) nei casi peggiori a farla da padrone sono l’inerzia e l’apparente apatia a tutti gli impulsi che vengono dalle nuove burocrazie del potere ed alle pulsioni di un contesto sociale sempre più sofferente e povero. Nella stragrande maggioranza dei piccoli e medi centri siciliani governati indistintamente dal PD ed alleati (perlopiù in posizione ancillare rispetto al primo) e dal centrodestra (stento a cogliere le differenze tra i due schieramenti) il punto numero tre del sopracitato elenco è l’atteggiamento politico/amministrativo più praticato. Sindaci, giunte e consigli comunali di vasti territori, navigano politicamente ed amministrativamente a vista. L’atteggiamento è comprensibile dal punto di vista pratico, per amministratori locali che dal’inizio degli anni 2000, hanno visto decurtati trasferimenti economici dallo Stato agli enti locali in maniera esponenziale (in concomitanza con le dichiarazioni aggressive di stampa e politica nazionale che imputavano agli stessi enti locali, inefficienze-sprechi-clientelismi) per un comune siciliano (ma credo anche nazionale) ripristinare la viabilità, fare la manutenzione ordinaria del territorio, tenere invariati i livelli d’assistenza pubblica è diventato quasi impossibile.

Fatto sta che il governo centrale dell’Uomo solo al comando, nella sua avidità d’immagine efficiente e nella sua ansia da prestazione d’infaticabile statista intento a salvare l’Italia, scarica sugli enti locali e sui loro amministratori: la finanza creativa, la legislazione dispotica (ai limiti dell’alterazione e dell’annullamento del buon andamento e della correttezza degli atti della P. A. e dell’equilibrio dei poteri centrali e periferici come articolati e definiti dal legislatore costituente).

Alla bulimia di provvedimenti spesso contraddittori ma quasi sempre rapaci di risorse economiche dei territori e delle autonomie politiche degli stessi, del governo Renzi, la classe politica siciliana e del nostro comune “reagisce” (volendo usare un eufemismo) con un’anoressia di contenuti, di risposte politiche, di programmazione e di salvaguardia sociale delle comunità cittadine.

Calcolata Atarassia o ineluttabile Apatia?

 Dopo le passioni e gli scontri fisiologici di una campagna elettorale, all’indomani della stessa, le nostre amministrazioni comunali hanno quasi immediatamente inaugurato il collaudato sistema di placida quiescenza ed infaticabile immobilismo ( coniugato alle mirabolanti esternazioni su titaniche manifestazioni nazional-popolari, smentite quasi immediatamente dal piagnisteo quotidiano del: non ci sono soldi in cassa ).  Sistema ampiamente praticato negli ultimi dieci anni rispettivamente dalle amministrazioni di centrosinistra e centrodestra alternatesi nel governo degli enti locali siciliani. La stessa assenza di visione politica e di sviluppo del territorio, nessuna programmazione nessun moto di ribellione o sdegno di fronte alle politiche neoliberiste approntate in sede europea ed in modo solerte avallate dal nostro governo e dai centri di potere finanziario ed economico che sono l’unica radice solida su cui Renzi ed il suo apparato di potere stanno costruendo le loro fortune umane e politiche. Nessuna visione d’insieme strategica dell’attività amministrativa e ripeto di salvaguardia di un tessuto sociale alla luce delle grandi emergenze: lavoro e povertà la quale inghiotte un numero più ampio di nuclei familiari. Allo stesso tempo le nuove giunte per la maggior parte espressione variegata della galassia PD, una tantum si dilettano nella nomina di consulenti diretti od indiretti del Sindaco e/o della giunta, l’importante è che si enfatizzi la loro gratuità, il loro spirito di collaborazione al servizio della comunità ( quale comunità? ) il loro essere ad emissioni zero, costo zero, TAEG zero. Quale sia l’utilità amministrativa della loro designazione vorrei capirlo, avendo una giunta municipale statutariamente nella pienezza dei suoi poteri ed essendo la stessa designata per legge ad avere quel minimo di competenze amministrative fosse anche per organizzare la titanica sagra del fico d’india o del carciofo.

Il collaudato metodo trova insperati motivi d’interesse nelle nomine degli organi consultivi e di sottogoverno anche di uno sgangherato comune siciliano come il nostro, quando un’attenta e mirata gestione delle nomine negli organi di sottogoverno alle “minoranze” ed alle “opposizioni politiche” ( avanti mi sforzo! pure ai rappresentanti dei comitati elettorali avversari ) fosse fatta in funzione di mediazione e concertazione tra “opposti” per realizzare una visione complessiva dei problemi della comunità, “rumpimmuni li corna” va più che bene. Ma quando la concertazione è assente ed il dibattito politico latita; non si è compiuta un’opera di pacificazione ma si sono solo anestetizzate le voci “contro” sperando anche d’anestetizzare la vox populi. Cosa che puo’ riuscire in tempi di floridità economica e benessere più o meno diffuso, ma che in tempi di crisi e di povertà che erode reddito e dignità umana risulta essere molto pericoloso e controproducente.

I pochi risultati amministrativi della giunte non compensano lo sconforto e la rabbia che giorno dopo giorno sono gli attori politici costanti della comunità, né tanto meno testimoniano quella discontinuità con l’ideologia neoliberista dominante, il tutto si muove all’insegna della placida ed ineluttabile apatia, di quella tanto declamata rassegnazione di cui noi siciliani siamo irriducibili propagandisti. Ma siamo sicuri che l’apatia in questione non nasconda una calcolata atarassia dei ceti politici e sociali dominanti? L’assenza di agitazione forse altro non è: che la prova provata dei ritrovati equilibri politici tra le consorterie delle periferie con il nuovo “Sole” della politica italiana, il primo ministro in carica non fa che ripercorrere (con nuovi slogan e avvalendosi delle nuove tecnologie e della vecchia stampa,usa meglio di chiunque altro il connubio tra l’armametario ideologico dell’antipolitica la pacificazione politica nazionale), i vecchi sentieri politici della sinistra liberale da Depretis, passando per Giolitti arrivando a Facta. Il trasformismo di matrice liberale si riaffaccia sullo scenario politico nazionale, ritorna ad essere pratica di governo e la cartina al tornasole dell’andamento politico dello Stato Italiano. Dopo avere archiviato il vecchio ‘900 la classe dirigente nazionale riedita il trasformismo liberale, dove il ceto politico si riscopre ancillare al grande capitale ed ai potentati economici, dove il divario tra ricchi e poveri ritorna lo stato di natura incontrovertibile del nuovo secolo. Dopotutto perchè un ceto politico come quello siciliano da sempre subalterno ai mutevoli scenari romani, dovrebbe prendersi la briga di organizzare, programmare, lottare per una comunità di 5 milioni di persone? Capire perchè i poli industriali di Bagheria, Palermo, Gela, Termini Imerese, Priolo-Augusta, Catania: stanno chiudendo, sono chiusi o stanno per essere definitivamente smantellati. Perché dovrebbe vedere un’agricoltura in ginocchio? O un territorio che si sbriciola dopo 5 giorni di pioggia?  Perchè dovrebbe verificare reti idriche debitamente consegnate ai privati ma rimaste colabrodo ed inefficienti come nella vecchia gestione pubblica. Perchè dovrebbe rivedere i criteri di affidamento ed accreditamento in materia di sanità privata ed utilizzo di risorse pubbliche. Perché valutare in termini di mera efficienza nove super manager delle Asp pubbliche, e proporzionare i loro stipendi in termini di equità sociale, prendendo a parametro il salario più basso del lavoratore della sanità e quello di dirigente a tempo indeterminato delle strutture sanitarie? E  si potrebbe continuare all’infinito… L’atarassia dei Vicerè siciliani in fondo fa comodo alle elitès locali come al potere centrale. Il continuo interscambio di prebende, favori e consenso politico dal centro verso la periferia e viceversa è un meccanismo collaudato in Sicilia dai tempi di Carlo V di Spagna, nulla di nuovo sotto il sole.

La cronaca di questi giorni vede lo scandirsi dei riti del nuovo partito della nazione anche su base regionale, per natura le novità da noi arrivano sempre dopo anche ai tempi d’internet. Quindi la Leopolda siciliana è un imperativo categorico un modus operandi dei ceti politici locali per dimostrarsi leali al nuovo corso, poco male se magari dietro le quinte tra un tavolo sulla green economy ed uno sullo storytelling, si possano intravedere gli antichi riti del mercato del bestiame di Piana degli albanesi o del modicano, quello svelto affaccendarsi di fattori, procuratori e soprastanti feudali intenti nell’accaparrarsi le migliori e più grosse quantità di greggi, vacche e animali da tiro. Poco male se fuori dai cancelli del luogo deputato ad essere il think tank isolano delle sinergie politiche del nuovo millennio, manifestino “vecchi” lavoratori precari ed a tempo indeterminato, licenziati e relegati in un limbo: di tavoli istituzionali con le parti sociali,  incontri in prefettura, tavoli negoziali, sussidi di disoccupazione etc. mentre protestano contro vecchi padroni che si baloccano con tweet e like sorseggiando vini “Bio”. Di fronte a quei disgraziati si staglia il tramonto dello stato sociale ed il beffardo sorriso della razza padrona.

Dopotutto, in cambio sono  riusciti a catalizzare il gossip nazionale con l’abiura pubblica della mafia, del cugino di 15° grado di Matteo Messina Denaro.

Di fatto il PD isolano è riuscito nell’impossibile: applicare alla lettera i memorandum provenienti da Roma con tanto di assessore regionale al bilancio ed alle finanze indicato dal ministro Delrio, gettare nel cesso l’esperienza dello statuto speciale, gettare nell’incubo più buio centinaia di lavoratori della formazione grazie alle crociate legalitarie del Presidente della Regione, promettere tagli alla sanità e tentare su imposizione di Roma il definitivo taglio delle giornate lavorative per 5.000 lavoratori stagionali forestali.

In tutto questo tra l’ARS, seminari dei Giovani Turchi, leopolde e convention varie si benedice la confluenza nel PD d’interi quartier generali e comitati elettorali del centrodestra sempre più deragliato.

 

  • Poco valgono i roboanti appelli di Valentina Spata a nome dei civatiani su blog e social forum, sull’indignazione di 400 militanti del PD di area civatiana a strappare le loro tessere in aperto dissenso alle linee guida del PD siciliano. Valgono poco per due motivi 1) perchè il PD allo stato attuale di militanti non sa cosa farsene al massimo ha bisogno di persone che sappiano raccontare storie, il PD ha fame di consenso elettorale,di voti, è nato per questo esaurirà la sua funzione quando non esprimerà più consenso elettorale. 2) perchè su una popolazione di 5 milioni di persone ed un territorio così vasto 400 è una cifra risibile per non dire ridicola di fronte a comitati che in una tornata elettorale sfornano migliaia e migliaia di voti. Possiamo tranquillamente derubricare tutta l’area Civati a fenomeno pop/rock, alla stregua d’una corrente artistica minoritara, al massimo spirituale esoterica come la new age.
  • Sel e l’Altra Europa regionali protagoniste del film “La grande illusione”.
  • M5s: questi invece si sono specializzati nel realismo poetico, protagonisti del film “Le quai des brumes”. Ancora non coscienti che il loro elettorato abbruttito da anni di comunicazione politica rozza già inneggia al nuovo Garibaldi/Salvini.

Epilogo

Come diceva un tale: ” la politica è sangue e merda.” Ma nel nuovo ordine che si sta profilando, dove i centri del potere decisionale politico sono altri rispetto a quelli della democrazia formale ci si dovrà abituare all’idea: « Spesso la mediocrità è una voragine per la quale anche gli spiriti eletti provano una cupa attrazione » ( cit. Giovanni Ansaldo, dal libro Ministro della buona vita )

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