Fonte: Il Fatto Quotidiano
L’Italia si colora tutta di blu: overdose di collegi a destra. M5S in crescita
L’Istituto Cattaneo ha aggiornato le stime rispetto alle elezioni politiche del 25 settembre per una nuova valutazione delle forze in campo ai “nastri di partenza”: il balletto con rottura finale Letta-Calenda causa un ulteriore tracollo al Pd, 19 seggi persi alla Camera e 9 al Senato; il voto utile non esiste se si considera tale per evitare che Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia possano cambiare la Costituzione in quanto è ancora improbabile che possano conquistare i 2/3 del Parlamento; il voto utile per battere il centrodestra sarebbe possibile soltanto con una coalizione che unisse il più possibile del centrosinistra attorno all’asse Partito democratico-Movimento cinque stelle.
L’aggiornamento dello studio del Cattaneo è stato realizzato tenendo conto della rottura del patto tra Partito democratico e Azione di Carlo Calenda. Risultato: il centrodestra unito con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia – rispetto allo studio precedente che considerava Calenda e Renzi nel centrosinistra insieme a Pd, +Europa e Verdi-Sinistra – guadagnerebbe 19 collegi uninominali alla Camera e 9 al Senato. Nonostante ciò la possibilità che il centrodestra di Berlusconi, Salvini e Meloni conquisti i 2/3 del Parlamento così da poter cambiare la Costituzione a proprio piacimento appare ancora “uno scenario improbabile: anche assumendo, come avevamo implicitamente fatto nella stima precedente, che i parlamentari eletti in liste indipendenti della ripartizione dell’America meridionale aderiscano al centrodestra, il centrodestra dovrebbe conquistare altri 6 collegi uninominali del Senato (tra i 9 che le nostre stime ancora assegnano al centrosinistra) e, soprattutto, 20 collegi in più alla Camera (tra i 23 che le nostre stime ancora assegnano al centrosinistra). In pratica, il centrosinistra dovrebbe perdere nei collegi di Prato, Grosseto, nel primo municipio di Genova, ma anche in tutti e tre i collegi del centro di Milano, a Napoli-Fuorigrotta e Napoli-San Carlo, nel I e III Municipio di Roma, a Imola, Ravenna, Carpi, Reggio Emilia, Modena (in tutti questi posti), conservando solo 3 collegi (verosimilmente: Firenze, Bologna, Scandicci)”.
I micro-partiti personali di Calenda e Matteo Renzi, se uniti, potrebbero ambire a raggiungere il 3% per poter entrare in Parlamento, ma nonostante la grancassa mediatica attorno alla figura dell’ex ministro dello Sviluppo economico la partita rimane aperta: Azione e Italia viva “potrebbero allearsi fra loro dando vita a una lista comune indipendente che ha chance di superare la soglia di sbarramento del 3% e dunque di accedere alla ripartizione dei seggi della quota proporzionale. Nel complesso, considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, ai tre partiti di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale, al M5S poco meno del’11%. Per stabilire quale quota di voti è plausibile attribuire oggi al centrosinistra e alla ipotizzata lista Italia viva-Azione, facciamo ricorso alla stima delle intenzioni di voto dei sondaggi pubblicati nei primi quattro mesi del 2022, quando Azione e +Europa venivano misurate separatamente. Il risultato non è distante da ciò che vari sondaggisti cominciano a dire verbalmente basandosi su singole rilevazioni dell’ultima settimana. Il centrosinistra arriverebbe a circa il 30%, la lista Italia viva-Azione al 6%”.
Il punto sulle Politiche per sei sondaggisti
Antonio NotoCentristi al 15%? solo prosciugando fi, toti e lupi
Anche unendo i voti di tutto il centrosinistra con quelli del Movimento 5 Stelle sarebbe cambiato poco, la vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre sarebbe andata comunque al centrodestra. La partita sarebbe stata più combattuta ma l’esito identico. Le logiche puramente matematiche ci dicono infatti che il centrosinistra più il M5S valeva poco più del 40 per cento contro il 48 per cento del centrodestra. Ma poi si doveva trovare una quadra dal punto di vista politico e lì bisognava vedere se il rafforzamento era davvero confermato. Può darsi anche che, sull’onda di “Mai più coi 5 Stelle”, si sarebbe favorito un flusso di voti verso Renzi e Calenda.
Alla fine, quindi, il Movimento 5 Stelle può fare di più andando da solo. Mentre sul Pd pesa anche il fardello del consenso per i leader: quello della Meloni è molto più alto di quello di Letta. Quanto al Terzo polo, è un campo che da solo vale il 15-18 per cento e quindi in teoria Renzi e Calenda ci possono sperare, ma per arrivare a quelle percentuali dovrebbero prosciugare voti da Forza Italia, Toti e Lupi. Proveranno a farlo con l’Agenda Draghi e in effetti chi meglio del Terzo polo per questa strategia?
Fabrizio MasiaiL’asse tra iv e azione ha poche possibilità
Il cosiddetto Terzo polo centrista ha poche possibilità di riuscita, non ha molto seguito e i nostri dati lo danno al 4 per cento. In particolar modo cala Azione, che uscendo dal centrosinistra ha perso numerosi elettori che tradizionalmente sono di quell’area.
L’eventuale fallimento del Terzo polo però non deve sorprendere, storicamente in Italia non ha mai avuto successo. Solo Monti riuscì a superare il 10 per cento e all’epoca fu comunque considerato un insuccesso. Tutto può succedere, ma mi pare difficile che possano riuscirci Renzi e Calenda: in un mese e mezzo possono recuperare sicuramente qualcosa al centrodestra, ma non così tanto da raggiungere quel 10 per cento in cui sperano. In questo senso, il dietrofront di Calenda non gli è convenuto, ha perso sia in termini di seggi che di consensi. Forse la sua è stata una scommessa nel medio termine che però al momento è persa e il fenomeno-Calenda ora mi pare sovradimensionato. Diverso il discorso di Renzi: sta giocando una sua partita e s’è collocato al centro un minuto prima che fosse obbligato a farlo. Ma su di lui pesa lo scarso consenso personale.
Giovanni Diamanti
Destra vincente in ogni caso, al di là di Calenda
Il 25 settembre non ci saranno grosse sorprese e vincerà il centrodestra. Non c’è storia, la partita è praticamente già chiusa. Queste elezioni mi ricordano quelle del 1994, del 2001 e del 2008 in cui l’esito era scontato. Il vantaggio del centrodestra è talmente rassicurante da non permettere ribaltoni, sia per la brevità della campagna elettorale che per i problemi degli avversari. Il centrodestra può anche stare fermo ad aspettare e la vittoria arriverà: io farei così.
Vedo che infatti Giorgia Meloni ha impostato queste settimane restando abbastanza ferma, l’unico che mi pare agitarsi, sulla flat tax e altro, è Matteo Salvini. Anche l’alleanza Pd-Calenda avrebbe spostato poco e portato solo un minimo sollievo alla coalizione di centrosinistra; ci sarebbero stati una decina di seggi contendibili, ma la partita era chiusa ugualmente. Si sarebbero solo limitati i danni. Calenda invece ora è diretto verso Renzi alla ricerca di un improbabile 10 per cento. Nella storia solo Monti, al centro, ha superato quella percentuale. Ma lui, a differenza di Renzi e Calenda, era molto credibile agli occhi degli italiani.
Roberto Weber
Guai di dem e soci aiutano i 5s: coerenza premiata
In teoria non è impossibile che due partiti, unendosi, possano ottenere più consensi della somma aritmetica dei loro rilevamenti. Quando si parla di un polo centrista con Renzi e Calenda non si deve però dimenticare che Azione perderà i consensi che portava la lista unica con +Europa. Ci sarà bisogno di un paio di settimane per valutare l’impatto di tutti questi stravolgimenti.
Certo è che, per quanto distratti dalle vacanze, gli italiani hanno ricevuto finora un messaggio chiaro: il centrodestra parla di programmi e addirittura di ministri; dall’altra parte invece ci sono continui battibecchi interni e improvvisi cambi di rotta, non si restituisce certo un’immagine positiva e, anzi, si disorientano gli elettori.
A guadagnarci qualcosa da questa situazione potrebbe essere il Movimento 5 Stelle, che pure partiva da una situazione di difficoltà dopo l’ultimo anno, ma che negli ultimi giorni potrebbe essersi rafforzato proprio perché percepito dagli italiani come lontano dai frenetici tavoli delle trattative che hanno riguardato il centrosinistra.
Rado Fondai
Sul terzo polo ci sono stime troppo ottimistiche
Mai come in queste elezioni ho l’impressione che il voto non si disperderà sui “piccoli”, ma sui macro-poli. Calenda e Renzi proveranno forse a mettersi insieme, ma in politica difficilmente 3+2 fa 5. Di solito qualche punto percentuale si perde per strada. Bisognerà aspettare dopo Ferragosto per vedere i dati, anche perché finora abbiamo parlato di grande centro ma in questa coalizione non ci sarebbero Bonino, Toti, Lupi e molti altri. Per questo credo che le stime che ho visto in questi giorni, che parlano di consensi superiori al 10 per cento, siano molto ottimistiche. Parliamo di percentuali difficili da raggiungere per chiunque. E poi non è affatto semplice portare via voti a partiti, penso a FI, che uno zoccolo duro lo hanno e che quindi non potranno scendere più di tanto. Come sempre poi saranno importanti le ultime settimane di campagna elettorale. Finora al centrosinistra è mancata una coerenza che invece gli elettori hanno apprezzato nel M5S.
Michela Morizzo


