Lo schianto di Salvini: errori grossolani e presunzione di onnipotenza

per Gabriella
Autore originale del testo: Fabio Martini

UN TEMPO ANCHE I LEADER PIU’ FORTI (DA DE GASPERI A MORO,
DA BERLINGUER A CRAXI), FACEVANO SCELTE RADICALI MA SENZA FARSI PRENDERE DA QUELLA CHE I GRECI CHIAMAVANO HYBRIS,
LA PRESUNZIONE DI ONNIPOTENZA. SALVINI CI E’ CASCATO

Nessuno sa come finirà la crisi aperta da Matteo Salvini, ogni previsione sarebbe velleitaria. Ma già ora è chiaro un dato che interpella lo spirito del tempo: mai come in questa stagione alcuni leader italiani sono presi da quella che gli antichi greci chiamavano “hybris” la tracotanza che porta a presumere troppo dalla propria potenza, ribellandosi all’ordine delle cose ed esponendosi alla vendetta “divina”.

Nel passato leader forti per diversi motivi, non andarono mai oltre e quando lo fecero, non erano sulla spinta della tracotanza personale ma di un filo politico, magari troppo ardito. A dispetto dei suoi detrattori, è difficile negare che se Matteo Renzi avesse continuato sulla sua azione di governo, evitando di cercare a tutti i costi la sfida referendaria, concepita con spirito autocelebrativo, magari il suo destino politico avrebbe potuto essere diverso. Salvini lo stesso: fino a pochi giorni fa dominava la scena, faceva e disponeva. Ora è alla caccia del bandolo perduto, come il Salvini del 2014, quando quasi nessuno se lo filava. Ma questi leader sono il prodotto di un tempo malato: ansioso, ansiogeno, che richiede prestazioni sempre più stressanti. In una escalation che ogni tanto produce lo schianto.

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